T empi duri per i grandi chef. Alessandro Borghese, abile ai fornelli almeno quanto davanti alle telecamere, è indagato per false fatture. «Mi ha imbrogliato un conoscente di cui mi fidavo», si è difeso, presumibilmente non senza ragione. E che dire di Gianfranco Vissani, geniale cuoco di Baschi? Ha perso la seconda stella Michelin e il lockdown ha fatto il resto. E così si è messo in testa alla marcia su Roma organizzata dai suoi colleghi molto meno famosi. Il grandissimo Yannick Alléno (un collezionista di stelle in tutto il mondo) si è beccato un'accusa di sessismo per un'infelice battuta sulle chef, mentre Carlo Cracco ha prima perso una stella, poi si è indebitato sino al collo per aprire un lussuoso ristorante in Galleria a Milano. Adesso per sopravvivere fa la pubblicità in tv. Prima le patatine poi le cucine componibili. Pare che vada molto meglio ai cantautori, a uno in particolare. Bob Dylan, dopo anni di battaglie pacifiste, di sinistra (anche se pare che lui non volesse, almeno così racconta), e sempre controcorrente (ha ritirato l'immeritato Nobel per la Letteratura con un anno di ritardo e con abbondante puzza sotto il naso) ha venduto i diritti delle sue canzoni per 300 milioni di dollari alla multinazionale Universal Music. E dire che era un anticapitalista. Avevano ragione gli antichi romani: pecunia non olet . Il denaro non puzza.

IVAN PAONE
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