N on c'è uno che non conosca la storia dei Re Magi che portarono al Bambin Gesù oro, incenso e mirra. Pochi, invece, sanno che cosa sia la mirra. È una resina che scorre dalla corteccia di alcune piante Burseracee, specie della Commiphora myrrha. Al contatto con l'aria, questa sostanza giallognola si rapprende in forma di grani tondeggianti. In antichità veniva usata per imbalsamare i cadaveri, ora è utilizzata in farmacia e in profumeria, specie per la preparazione dei dentifrici. E ancora meno sono quelli che sanno che la migliore si trova a Garba Tula, remota regione del Kenya. Siamo lontani dalle spiagge di Malindi e dai grandi parchi naturali. Garba Tula è in una savana dove la siccità si alterna a piogge torrenziali che portano più danni che benefici. La popolazione è povera e la mirra per essa rappresenta una grande opportunità. Lo ha spiegato un ottimo reportage televisivo su Geo. La troupe ha seguito la giornata di lavoro di un raccoglitore, resa pericolosa dalla presenza di leoni, leopardi, serpenti e di bande di predoni. Con il suo prezioso raccolto l'uomo si è recato al mercato dove un mediatore ha acquistato il sacchetto di mirra per 100 scellini kenioti. Equivalenti a 77 centesimi di euro. Il nostro prossimo cenone di Natale forse non è il problema più grande del mondo.

IVAN PAONE
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