N on più tardi di cinque giorni fa abbiamo spostato indietro di un'ora le lancette dell'orologio. È l'ora solare, amici miei, ma state tranquilli, sarà l'ultima volta (forse) che dovremo perdere tempo a fare il giro delle sette chiese per aggiornare gli orologi sparsi per le nostre case. E già, il Parlamento europeo ha infatti approvato l'abolizione dell'obbligo per i vari Paesi membri di passare dall'ora solare a quella legale e viceversa. Quindi, un orario fisso per tutto l'anno, il migliore per sfruttare le ore di luce e fare notevoli risparmi sul consumo di energia elettrica. Tutto bene , dunque, se non fosse che regna una grande confusione sotto il cielo del Vecchio continente. La Francia vorrebbe tenere per sempre l'ora legale e dire addio a quella solare. Non sono dello stesso avviso i Paesi del nord Europa, capeggiati da Finlandia e Polonia, per i quali la luce solare, causa latitudine, è bene raro e prezioso. L'Italia, nel solco della tradizione, ha di fatto chiesto di non decidere. Il Governo Conte pare abbia fatto richiesta formale a Bruxelles per lasciare le cose come stanno, ovvero sei mesi con l'ora solare e altri sei con l'ora legale, esattamente come da 54 anni a questa parte. Insomma, sull'ora si va avanti in ordine sparso. Figuriamoci sulla politica estera. E la chiamano Europa unita.

IVAN PAONE
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