N el corso della recente crisi politica Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha orgogliosamente sottolineato le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto, «in un Paese dove non si dimette mai nessuno». L'ex rottamatore, che ha tanti difetti, sul punto ha ragione. L'Italia non brilla per moralità (eufemismo) e se ne vedono di tutti i colori. Pare che dei vaccini anti Covid sinora somministrati, quattrocentomila siano andati a chi non ne aveva diritto. In questo caso le dimissioni non sarebbero sufficienti. Ci vorrebbero le manette e al diavolo il garantismo (per una volta). Ma torniamo alle dimissioni. In Italia nessuno lascia la poltrona a meno che non venga trascinato con la forza fuori dall'ufficio dall'autorità giudiziaria. Nel resto del mondo le cose vanno diversamente. Un leader politico perde le elezioni? Se ne va, lascia il campo a qualcuno più bravo di lui e si dedica a fare il conferenziere. L'altro giorno un primo ministro ha rassegnato le dimissioni solo perché una mamma malata di Covid è stata trasferita, insieme a suo figlio neonato, dall'ospedale dove era stata curata a un centro di quarantena senza preavviso e con metodi piuttosto sbrigativi. L'opinione pubblica si è indignata e il premier si è dimesso. È accaduto in Mongolia.

IVAN PAONE
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