P er cercare di capire i motivi della crisi di governo (solo la delega ai servizi segreti? Possibile?), questa volta mi sono messo di buzzo buono e mi sono sorbito tutto il dibattito parlamentare. Toni forti, accesi, talvolta anche maleducati. Giorgia Meloni ha anche deragliato dal galateo istituzionale rivolgendosi al presidente della Camera con un perentorio “Fico”, senza l'appellativo presidente, che sarebbe stato d'obbligo. E vabbè, quando il clima politico è così infuocato si può trascendere. Per la verità hanno trasceso tutti, parlando per slogan, un po' come avviene nei salotti televisivi. Per farla breve, al termine della maratona a Montecitorio prima e a Palazzo Madama poi, avevo capito meno di prima i motivi dell'alzata di ingegno di Renzi.

Sino a quando, nel tourbillon di collegamenti, maratone e dichiarazioni raccolte al volo per la strada, ne ho udito una, non mi ricordo di quale parlamentare, che finalmente mi ha aperto la mente. Eccola: «Il governo Conte è il punto di sperimentazione più avanzata di una instabilità identitaria, che ha in Conte il punto di sintesi di una alleanza che è la condizione di possibilità per tenere aperto uno spazio per rendere praticabile la costruzione di una sperimentazione più avanzata». Degno di “Amici miei”.

IVAN PAONE
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