A volte abbiamo un'idea sbagliata dei nostri uomini politici: li crediamo grigi, freddi, noiosi, cinici, capaci solo di parlare in politichese, con espressioni oscure che non significano niente. In realtà, tanti sono simpatici, hanno la battuta pronta e sanno persino raccontare le barzellette. Giulio Andreotti, per esempio, era celeberrimo per le sue massime fulminanti. Due sono passate alla storia, le ricorderete senz'altro: «Il potere logora chi non ce l'ha» e poi: «A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca». Due frasi che si attagliano al personaggio, non per niente soprannominato “Belzebù”. Ma anche il fratellino d'Italia Ignazio La Russa pare sia un delizioso battutista, così come il forzista italiota Maurizio Gasparri. Il re dei barzellettieri parlamentari, però, non può essere che lui, Silvio Berlusconi, possessore di un ampio campionario di storielle per lo più a sfondo erotico, anche in questo caso genere che ben si attaglia alla personalità del cavaliere. La new entry nell'Olimpo dei politici umoristi è rappresentata dal pentastellato Luigino Di Maio. Fenomenale la sua ultima barzelletta raccontata al tg: «Vogliamo tenere fuori la politica dalle nomine della sanità».

IVAN PAONE
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