C ome tutti sanno, l'Italia è il Paese delle opere pubbliche incompiute o mai realizzate. L'esempio più eclatante è l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, una trappola infernale per gli automobilisti che hanno la sventura di percorrerla specie in questo periodo di ferie estive. Il primo tratto è stato aperto nel 1967, l'ultimo è ancora da completare. Il Mose non è da meno: le gigantesche paratie che dovrebbero riparare Venezia dall'acqua alta sono ancora adagiate sul fondo della laguna dopo 17 anni di lavori. Oddio, le hanno sollevate per una prova proprio poche settimane fa. «Tutto bene», hanno commentato i tecnici. Quando saranno operative? «Tra un paio d'anni». Alla faccia. Ma l'incompiuta più incompiuta di tutte è il ponte (o il tunnel, secondo l'alzata di ingegno del premier Conte dell'altro giorno) sullo Stretto di Messina. Se ne parla credo dal tempo degli antichi romani. Tutto fa pensare che questa opera non si farà mai. Eppure, padre Francesco Trebisonda, Correttore provinciale dell'Ordine dei Frati Minimi della Provincia Monastica di San Francesco di Paola, sembra di tutt'altro avviso: «Dedichiamo il Ponte a San Francesco di Paola», ha detto con religioso ottimismo. Mi sa che San Francesco dovrà accontentarsi di un cero.

IVAN PAONE
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