A lzi la mano chi non ama il cannolo siciliano. Avete presente? Un “tubo” fatto con una cialda di pasta fritta e un ripieno a base di ricotta di pecora setacciata e zuccherata. Il nome deriverebbe dal fatto che un tempo (prima che la Ue ci mettesse lo zampino) la pasta veniva arrotolata su piccoli cilindri ottenuti dalle canne di fiume. In questi giorni al Poetto non mancherebbe la materia prima. Siamo abituati a vederli esposti nelle nostre pasticcerie. E qui viene il bello. Se qualcuno è mai entrato in una pasticceria siciliana, avrà notato che in vetrina non c'è traccia dei cannoli. È di rigore che vengano riempiti al momento, nel laboratorio, perché altrimenti la ricotta “ammollerebbe” la cialda. Un'eresia in Sicilia. Infatti, il pasticciere, quando si accorge di avere di fronte un turista che vuole infliggere al prezioso dolce un lungo viaggio, propone una misura d'emergenza: un “tubo” foderato all'interno di cioccolato. Meglio derogare dalla tradizione che l'effetto “ammosciamento”. E qui entra in gioco un team del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) di Palermo che ha inventato la cialda croccante e piacevole al gusto anche a distanza di 12 ore dalla farcitura. Una sola domanda: ma il Cnr di Palermo non ha altro da fare?

IVAN PAONE
© Riproduzione riservata