Q uote rosa. La locuzione fu coniata negli Anni sessanta del '900 negli Stati Uniti e subito dilagò nel lessico di ogni lingua. Il rosa, colore della grazia femminile, era la contrapposizione al blu pigliatutto maschile. Il potere politico, giudiziario, accademico, amministrativo era appannaggio degli uomini; poco o nulla restava al fragile contropotere delle donne. C'era da superare una sopraffazione millenaria e un pregiudizio che affondava radici negli abissi della storia. Per dire della discriminazione basta ricordare che 6.000 anni fa i Sumeri rappresentavano graficamente la donna con il triangolo pubico, simbolo dell'istinto sessuale, e l'uomo con il profilo della testa, simbolo dell'intelligenza. Il sopruso fisico e morale percorse i millenni. Fino a sessant'anni fa quando il rosa rivendicò gli stessi diritti del blu. E pari opportunità. Ora è il tempo della vendetta. A Parigi il sindaco Anne Hidalgo ha nominato dirigenti comunali 11 donne e 5 uomini. Ha violato la legge della parità tra i generi e pagherà una multa salata. La bussola del potere indica ormai un altro nord. Il rosa è sempre più rosa-shocking. Shocking per l'uomo, ovviamente. Al quale, di blu, è rimasta soltanto la famosa pillola, illusione dell'antica potenza. Con le sue stravaganze se l'è cercata. E ben gli sta.

TACITUS
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