U n lettore, così cortese da pensare che il Caffè Scorretto incida sulla realtà, invia delle foto di automobili parcheggiate sotto il parco cagliaritano di San Michele, o meglio abbandonate selvaggiamente come neppure Gengis Khan avrebbe fatto se ne avesse avuto una. «Sono auto - scrive - di persone che come me vanno al parco per camminare. Ma per non attraversare la strada a piedi parcheggiano in maniera maldestra anziché nei posteggi dedicati». Non si può fare una rubrica di due parole, altrimenti gli diremmo: “Ha ragione”. Perciò facciamola più discorsiva: camminare in un parco serve alla salute, ma anche a sbrogliare la matassa di dubbi e preoccupazioni che spetta a ciascuno. Depurarsi mentalmente dopo aver parcheggiato così è come entrare in un convento per gli esercizi spirituali dopo aver mollato due ceffoni al mendicante all'ingresso. Moralmente è peggio che strozzare via Sonnino con un'auto in doppia fila (che pure è incivile) perché mette di malumore chi ha appena recuperato uno scampolo di serenità o si accinge a farlo. Sappiano questi cafoni - e speriamo siano superstiziosi - che un camminatore strappato alla fase zen lancia maledizioni dense di vigili e di carri attrezzi. I selvaggi sono tanti, è vero, ma dovrebbero temere. Un giorno vorremmo chiamarli multitudine.

CELESTINO TABASSO
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