O ggi, 27 dicembre 2020, sarà una giornata particolare. I fantasiosi signori che a modo loro governano l'Italia l'hanno battezzata “Vaccine day”. Più che fantasiosi sono fantasisti della lingua italiana. (Apriamo una parentesi per dire come il vocabolario Treccani definisce i fantasisti: “attori o attrici del teatro di varietà, che si esibiscono come comici in scene di fantasia, e che alla recitazione e alle battute umoristiche alternano canto, ballo e numeri di destrezza”. Li riconoscete? Avete individuato il boccascena dove si esibiscono? Il loro spettacolo è ricco di facezie da cabaret, come quella recente di Di Maio che, a nome di tutti i suoi grilli di governo e di complemento, spavaldamente squilla: “La Storia ci giudicherà. Gli Italiani lo stanno già facendo”. Se la ripete all'Ambra Jovinelli fa venire giù il teatro dalle risate. Chiusa la parentesi). Torniamo al “vaccine day”. Con un vocabolario italiano di circa 250 mila parole quelli del Grande Fratello orwelliano motteggiano soltanto in inglese. Si vergognano della loro lingua. Sono patetici e provinciali come zotici inurbati. Dicono “vaccine” invece di vaccino e “day” invece di giorno. I più smaliziati si domandano: dove sta la fregatura? E viene loro in mente il “Vaffa day” anglo-romanesco del luciferino Comico di Stato.

TACITUS
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