Q ualcuno insinua che io ce l'abbia con Giuseppe Conte e la sua pochette. No, semmai è lui che ce l'ha con me. Lui mi dà ordini perentori, io devo ubbidire. Lui può tutto, io nulla. Lui gioca all'attacco, io in difesa. Mi ha preso di mira perché sono anziano, pretendo il rispetto dei diritti costituzionali, coltivo idee liberali e preferisco la democrazia alla sua autocrazia di uomo solo al comando, seppure tenuto al guinzaglio. I suoi decreti pasticciati sono dispotici. C'è da preoccuparsi, ma non da avere paura: lui e i suoi uomini non sono da golpe, al massimo da spaventapasseri. Domenica sera, per stimolarmi i succhi gastrici prima di cena, approfittando del televisore lasciato da me incustodito, è entrato in casa mia. Volevo chiamare la polizia, ma mi sono ricordato che la polizia è lui. Il ConteRai questa volta è passato dal sermone parrocchiale alla messa cantata: oh quanto sono bravo, oh quanto sono bello, l'Europa mi ammira. Non siamo i primi al mondo per morti da coronavirus, ma solo secondi. Quello sbruffone di Trump mi ha battuto. Ora siamo in convalescenza, ma non abbassate la guardia. Raccomandazione inutile: signor Presidente, quando la vediamo comparire in Tv ci mettiamo subito in guardia. L'istinto di sopravvivenza prevale anche sull'affetto che nutriamo per lei.

TACITUS
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