L 'effetto domino dello scacco matto di Renzi a Conte continua. La sua miccia avanza e scoppia un po' alla volta. A uno a uno i suoi avversari battono in ritirata. L'ex premier si è rifugiato nella tana dei coleotteri; Zingaretti è uscito di scena con un colpo di teatro: ha detto che si vergogna del suo partito, di cui era il segretario da due anni. Un avvitamento, un boomerang, un'autoaccusa. A colmare il vuoto nella segreteria Pd è tornato dalle Gallie, dove si era rifugiato in superbo esilio, Enrico Letta, la più “serena” tra le vittime di Renzi. Figura da abatino, che per distrazione ha dimenticato il saio in sacrestia, è un democratico di sinistra; ma anche un cristiano democratico. Cioè un democristiano. Letta, detto il Giovane per distinguerlo dallo zio Gianni Letta il Vecchio, è un personaggio sorprendente. Da capo del governo fu la fotocopia sbiadita di Mario Monti suo predecessore. Allora sembrava un tordo implume, oggi si sta rivelando un fringuello con gli artigli. Imbracciato lo scudocrociato da templare, mena fendenti all'aria e ai moribondi, ossia ai Pd, partito la cui vita ormai è solo apparente. Non moriremo democristiani dicevano una volta i duri e puri della sinistra. Non fu una profezia ma solo un'illusione. Renzi e Letta, due Dc fior di conio, volteggiano come condor.

TACITUS
© Riproduzione riservata