Il 9 gennaio è uscito nelle sale italiane il nuovo, attesissimo, film di Gianni Amelio: Hammamet, incentrato sulla controversa figura di Bettino Craxi, segretario del Partito socialista italiano dal 1976 al 1993 e primo socialista ad aver rivestito la carica di Presidente del Consiglio.

Craxi venne coinvolto nello scandalo di Tangentopoli e, condannato per corruzione e finanziamento illecito, si rifugiò in Tunisia mentre in Italia erano in corso 4 processi contro di lui. Respinse fino all'ultimo l'accusa di corruzione e morì per un arresto cardiaco nel 2000.

Il film è quasi interamente ambientato ad Hammamet, nella villa dove Craxi vive (e viveva nella realtà) attorniato dalle guardie del corpo e dalla famiglia composta dalla moglie, la figlia e un nipotino.

Tutti i personaggi ruotano inesorabilmente intorno a lui, esattamente come tutto il cast sembra gravitare intorno all'incredibile prova di attore di Pierfrancesco Favino, interprete sensibile, tecnicamente perfetto, versatile e qui capace di una trasformazione magistrale; grazie ad un lavoro di make up messo a punto da Andrea Leanza e il suo team, il viso di Favino assume i connotati del politico scomparso.

Ma qui la maschera diventa personaggio e infine persona, in un lavoro attoriale complesso ed emozionante, dove il singolo respiro, le parole soppesate con la fatica di un uomo sempre più malato, un corpo appesantito e un modo peculiare di gesticolare non sono solo un'imitazione, ma una vera e propria reincarnazione da Oscar.

E più il talento di Favino brilla, più, purtroppo, diventa palese agli occhi degli spettatori una recitazione farraginosa e poco credibile di alcuni membri del cast, specialmente quella di Luca Filippi, nei panni di Fausto, unico personaggio romanzato del film, ispirato al figlio di un dirigente del PSI, il quale in seguito allo scandalo di Mani Pulite decise di suicidarsi.

Nella regia di Amelio, come escamotage narrativo, il giovane arriva ad Hammamet per consegnare una lettera a Craxi e finisce per vivere un periodo con lui, seguendolo nella quotidianità e riprendendo con la telecamera dei suoi discorsi politici, a mo' di documentario. Filippi, pur avendo un viso espressivo e una presenza scenica interessante, risulta poco credibile nella sua interpretazione, specialmente quando Fausto, dopo la morte di Craxi, viene mostrato, uscito di senno, nel giardino di una casa di igiene mentale di Milano.

Livia Rossi, nei panni della fedelissima figlia, è una figura ben riuscita anche se non indimenticabile. Compare anche Claudia Gerini, nei panni dell'amante di Craxi, donna innamorata che non si arrende all'evidenza: il suo amato è ormai vecchio e malato, incapace di ricambiare la sua passione. Viene mostrata provocante, col corpo fasciato da una lingerie semicoperta da una vestaglia trasparente, outfit improbabile per una donna disperata che aspetta in una stanza d'albergo l'arrivo inatteso dell'amore della sua vita.

Notevole una scena che risulta come un breve cameo, ma che avrebbe potuto prendere più spazio: l'incontro tra Craxi e un collega politico (non meglio identificato) nella villa di Hammamet, personaggio interpretato da Renato Carpentieri che palleggia con spessore la recitazione densa di Favino.

La musica è di Nicola Piovani e anche questa, rispetto agli altissimi standard del maestro, delude un poco. La fotografia diretta da Luan Amelio Ujkaj è meravigliosa.

La regia è nel complesso interessante, un lavoro a tratti onirico, a tratti documentaristico, a tratti romanzato, che dipinge la figura di Craxi come personaggio aggressivo, ma anche intelligente, umano e sensibile. Non si tratta di un film politico, ma piuttosto incentrato sul lato umano di una persona che ancora oggi desta pareri contrastanti. Un "criminale nobile" come alcuni lo definiscono. Del resto, per usare le parole di Craxi, citate nel film: "L'intelligenza è un'arma a doppio taglio, ma la preferisco: che te ne fai della lealtà di uno stupido?".
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