Saranno ore di trattative all'ultimo voto e grande fermento quelle che separano il premier Giuseppe Conte dal "giorno del giudizio", lunedì, quando andrà a chiedere la fiducia in Parlamento per risolvere la crisi di governo.

Non sarà una sfida semplice: se avrà i numeri per la maggioranza batterà il leader di Italia Viva Matteo Renzi sul campo. Se non li avrà sarà la fine del Conte bis.

Ieri pomeriggio il premier è salito al Colle e ha riferito al presidente Sergio Mattarella le sue intenzioni. Il capo dello Stato gli ha dato il via libera, seppur con una certa preoccupazione: se il tentativo dovesse andare in porto, la nuova maggioranza - puramente numerica - sarebbe instabile. Se invece dovesse fallire, il ritorno alle urne, entro luglio, sarebbe nell'ordine delle cose.

Il piano di Conte fa affidamento sui cosiddetti responsabili: bisognerà strutturare la compagine e amalgamarla all'alleanza Pd-M5S-Leu in un programma di fine legislatura che per i Dem resta una "conditio sine qua non" per il prosieguo di un esecutivo. L'obiettivo è "pescare" proprio nei gruppi guidati da Renzi mentre restano attivissimi i contatti tra Fratelli d'Italia e Palazzo Chigi.

Non è escluso tra l'altro che il premier ceda alla tentazione di scendere in politica e occupare il campo dei moderati, inserendosi negli ingranaggi della "maggioranza Ursula" invocata da Luigi Di Maio nell'appello ai costruttori.

Il tempo stringe e anche per Renzi la partita non è finita e un ribaltone parlamentare è ancora possibile. A quel punto Conte uscirebbe bruscamente di scena ed emergerebbe la soluzione delle larghe intese.

(Unioneonline/D)
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