Si infiamma lo scontro sulla scelta dei sottosegretari del governo giallorosso.

Il premier Giuseppe Conte preme sull'acceleratore e punta a ricoprire tutte le 42 cariche entro stasera, in modo che possano giurare al primo Consiglio dei ministri del dopo-fiducia di domani.

Ma le liti interne ai partiti rischiano di far slittare tutto al prossimo giovedì.

Numericamente 22-23 "seggi" dovrebbero andare ai Cinquestelle, 17-18 al Pd , 1-2 a Leu. Molte caselle sono ancora da negoziare ed è guerra aperta soprattutto in seno ai pentastellati.

Ieri, durante il dibattito per la fiducia in Senato, si è tenuta un'accesa discussione in una saletta di Palazzo Madama tra i dirigenti M5s delle Commissioni finanze e bilancio di Camera e Senato.

"Il Movimento non è un ufficio di collocamento", è la nota congiunta diramata dai presidenti di commissione M5s della Camera.

Si discute anche all'interno del Pd, cui dovrebbe andare la delega all'editoria e probabilmente anche quella agli enti locali (inclusa Roma capitale). Il M5s (in forse Riccardo Fraccaro già sottosegretario a Palazzo Chigi), dovrebbe avere le Riforme. Al ministero dell'Economia potrebbe arrivare il Dem Antonio Misiani e Laura Castelli punterebbe alla conferma da viceministro, cui ambirebbe anche Stefano Buffagni.

E ancora, per il Movimento 5 Stelle, Pierpaolo Sileri alla Sanità, Gianluca Gaetti all'Interno, Francesco D'Uva alla Cultura. In casa Pd si parla di Luigi Marattin a un ministero economico, Gian Paolo Manzella all'Energia, Roberto Morassut agli Enti locali, Lia Quartapelle agli Esteri con il pentastellato Manlio Di Stefano.

(Unioneonline/D)
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