Ci sono ancora nodi da sciogliere, ma il primo passo - il più lungo - è stato fatto.

Prende forma in una serata di fine agosto (QUI la cronaca della giornata) il Conte bis: Movimento 5 Stelle e Pd hanno trovato un accordo politico per la formazione di un governo giallorosso da affidare allo stesso premier che ha guidato l'esecutivo gialloverde.

Al termine del secondo giro di consultazioni il portavoce della presidenza della Repubblica Giovanni Grasso ha letto uno scarno comunicato. Giuseppe Conte è stato convocato al Quirinale domani mattina alle 9.30, Sergio Mattarella gli conferirà l'incarico di formare il nuovo governo, su cui non mancano ancora i nodi da sciogliere.

Ecco le parole proncunciate dai due leader al termine dei rispettivi colloqui con il Capo dello Stato.

ZINGARETTI - "Abbiamo riferito al Presidente di aver accettato il nome indicato dal Movimento 5 Stelle alla presidenza del Consiglio dei ministri", così ha esordito Zingaretti, la sua delegazione è stata la prima a salire al Colle questo pomeriggio.

"Abbiamo anche riferito - ha aggiunto - della nostra volontà di dare vita a un governo di svolta. Deve essere chiaro sin dall'inizio che non c'è alcuna staffetta da proseguire e alcun testimone da raccogliere, ma siamo in presenza di una nuova sfida".

Quale sfida? "L'inizio, per l'Italia, di una nuova stagione politica, civile e sociale. Vogliamo un governo per i ragazzi che torneranno sui banchi di scuola e nelle aule universitarie, per i tanti che non siamo riusciti a trattenere in Italia, per coloro che cercano un lavoro, per una crescita economica basata sulla legalità e su un nuovo modello di sviluppo verde, con attenzione all'equità sociale, generazionale e di genere. Vogliamo inoltre mettere fine alla stagione del rancore, dell'odio e della paura".

DI MAIO - Il leader M5S ha indicato Conte premier e detto a Mattarella che c'è un accordo politico con il Pd per un governo di legislatura. Ha anche attaccato la Lega, rivelando che Salvini gli ha offerto Palazzo Chigi, con un sottotesto ("Non sono attaccato alle poltrone") rivolto anche al Pd.

"Siamo un movimento post ideologico, gli schemi di destra e sinistra sono superati. I veri protagonisti della politica sono i programmi, i temi, le soluzioni, che non sono di destra o di sinistra, sono soluzioni", ha esordito.

Poi l'elogio a Giuseppe Conte: "È un uomo di grande coraggio che ha deciso di servire il Paese in modo disinteressato. Oggi abbiamo detto al Presidente della Repubblica che c'è un accordo politico con il Pd per un nuovo incarico a Giuseppe Conte. Abbiamo degli obiettivi da realizzare, il nostro programma è sempre lo stesso, quello che hanno votato 11 milioni di italiani alle politiche del 2018".

Poi l'affondo contro la Lega: "Ci sono state in questi giorni troppe polemiche sulla mia persona. La Lega mi ha proposto di fare il presidente del Consiglio per un nuovo governo gialloverde. Rifiuto l'offerta e dico che mi interessa il meglio per il Paese, non per me stesso". "Mai proposto Palazzo Chigi a Di Maio, la nostra era un'offerta di rinnovamento", ha precisato in un comunicato il Carroccio. "È scritta nero su bianco", la controreplica pentastellata.

Quindi Di Maio ha parlato delle future trattative: "Nelle ultime ore c'è stato un dibattito poco edificante su ruoli e cariche: se Mattarella dovesse dare l'incarico a Conte, chiederò che il confronto politico parta dalla realizzazione di un programma omogeneo. Solo dopo il programma si dovrà parlare di ministri, rispettando le preerogative di presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica".

I NODI DA SCIOGLIERE - Non mancano, dicevamo. Sicuramente riguardano il programma, la manovra da scrivere subito e su cui trovare immediatamente un'intesa, e i ministeri. Ma sono due i punti che rischiano di far saltare il tavolo. Il primo è quello dei vicepremier: i dem ne vogliono solo uno, da loro indicato (Orlando o Franceschini); il Movimento ne vuole due, uno dei dem e Di Maio, che vuole restare vice come nell'esecutivo gialloverde.

Altro punto che potrebbe far saltare i delicati equilibri, la decisione del capo politico del Movimento di far decidere - una volta ultimato l'accordo con il Pd - gli iscritti alla piattaforma Rousseau.

"Uno sgarbo istituzionale", ha tuonato il Pd quando ha appreso la notizia. Anche diversi parlamentari M5S si sono opposti alla decisione del leader. Per non parlare di Mattarella, che da giorni dice ai partiti di fare presto e che non vede certo di buon occhio una consultazione che potrebbe far saltare l'intesa, e che comunque rallenterebbe i tempi di formazione dell'esecutivo, oltre ad impattare direttamente sulle preerogative del Capo dello Stato.

Insomma, si è conclusa solo la prima tranche della partita a scacchi. Partita che ora ha un nuovo giocatore: Giuseppe Conte che, da premier incaricato, inizierà a giocare un ruolo di primo piano e a condurre le trattative. Un Conte non più mediatore come nel governo gialloverde, ma attore protagonista che - molto probabilmente - vorrà collocare anche lui qualche uomo di fiducia a Palazzo Chigi e nei ministeri. Il prof pugliese chiederà un po' di tempo a Mattarella - verosimilmente una settimana - per trovare la quadra.

I "GUASTAFESTE" - Poi ci sono i guastafeste. Renzi da una parte, Grillo dall'altra. Il "senatore di Scandicci" ha parlato al termine dlele consultazioni. "A me dare la fiducia a un governo con il M5S costa: innanzitutto dal punto di vista personale, perché sono stato infangato, ma penso innanzitutto agli italiani. Se andavamo al voto aumentava l'Iva e rischiavamo la crisi economica. Il caos lo ha creato Salvini, tutti si chiedono cosa sia passato nella sua testa per mandare tutto all'aria all'improvviso chiedendo pieni poteri dalla spiaggia al Papeete". Nulla di che, ma il timore dei dem è che sia proprio l'ex premier a far saltare tutto. Non ora, quando riterrà giunto il momento, magari tra qualche mese.

Dall'altra parte c'è Grillo, che è intervenuto a scompaginare le carte lasciando a bocca aperta gli addetti ai lavori. "Oggi è l'occasione di dimostrare che le poltrone non c'entrano nulla: i ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, assolutamente al di fuori dalla politica", ha scritto sul suo blog. Politici, ha chiarito, "saranno i viceministri e i sottosegretari". "Un po' di poltronofilia c'è - ha aggiunto il garante - ma, soprattutto, non sono i tempi né per un contratto né per chiarirci su ogni singolo aspetto".

Una bomba sganciata proprio dopo che Di Maio e Zingaretti avevano parlato di accordo per un governo politico. E non tecnico.

Subito dopo, in una telefonata, Grillo ha chiarito con Luigi Di Maio: "Mi riferivo solo ai ministeri più tecnici, sfidandovi a trovare persone migliori", gli ha detto. Poi ha sottolineato: "Sei tu il capo politico, e decidi tu per il Movimento. Tu devi trovare la quadra, il mio è stato un paradosso".

(Unioneonline/L)

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