Con un inedito verdetto, applicando l'orientamento tracciato lo scorso luglio dalla Corte di giustizia Ue, la Terza Sezione civile della Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento da parte dello Stato italiano in favore di una donna, cittadina italiana, che nel 2005 aveva subito violenza sessuale e dopo la condanna penale degli imputati non era riuscita ad avere da loro alcun risarcimento nel processo civile.

La questione del mancato indennizzo era finita davanti ai giudici comunitari perché il nostro Paese non ha recepito la direttiva Ue sul mancato indennizzo alle vittime.

La violenza sessuale era avvenuta in Italia. Siccome il nostro Paese non ha recepito la direttiva comunitaria 2004/80 che impone agli Stati di corrispondere un indennizzo alle vittime di reati violenti e intenzionali che non siano stati "ristorati" dagli autori degli abusi, la questione era finita davanti ai giudici comunitari su richiesta della stessa Cassazione che voleva 'lumi' sulla possibilità di ottenere lo stesso un risarcimento dallo Stato per le vittime non 'risarcite' .

A seguito della pronuncia della Corte Ue, la Terza sezione civile della Cassazione ha condannato oggi la Presidenza del Consiglio a risarcire la vittima, in maniera equa ed adeguata rispetto alla sofferenza patita, per aver dato attuazione con ritardo alla direttiva comunitaria 2004/80. "È una sentenza molto tecnica ma importante", sottolineano gli ermellini.

(Unioneonline/F)
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