"Un vaccino è una cosa estremamente complicata, purtroppo non ha tempi comprimibili".

Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, è piuttosto scettico all'idea di un vaccino contro il coronavirus entro la fine dell'anno: "La fase cosiddetta di sicurezza di un vaccino dura circa un anno e mezzo o due, solo quella, perché bisogna darlo a circa centomila persone in tutto il mondo".

Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza aveva parlato della possibilità di prime dosi entro la fine dell'anno.

"Capisco l'esigenza e l'aspettativa - dice invece Crisanti a SkyTg24 - però non vorrei che si prendesse una scorciatoia, perché ogni scorciatoia che prendiamo aumenta il rischio o che il vaccino non sia efficace o che abbia degli effetti indesiderati". "Si diceva - continua - che il vaccino sarebbe stato pronto a dicembre, adesso si parla della fine dell'anno prossimo. Alla fine dell'anno prossimo si dirà fra altri sei o sette mesi, perché i tempi sono quelli. Un vaccino sicuro, testato con efficacia avrà quei tempi. Secondo me lo avremo nel 2021".

Crisanti, "padre" della strategia dei tamponi di massa, continua a ritenere che quelli che si fanno ogni giorno in Italia (in media centomila) sono troppo pochi: "I tamponi che facciamo adesso ci bastano appena per controllare la situazione - spiega -. Le scuole non sono ancora ripartite, le attività produttive ripartono questa settimana e ci sono milioni di persone che entrano e escono dall'Italia ogni mese. Ci dovrebbero bastare tra i trecentomila e i quattrocentomila tamponi al giorno".

"Adesso aprono le scuole - prosegue -. Per ogni ragazzo che ha la febbre immediatamente scatta il tampone per lui, per la classe, per gli insegnanti, per i bidelli, per i genitori dei bambini. Ogni persona genera la necessità di fare cento o centocinquanta tamponi. Pensiamo alle elezioni con sessantamila sezioni elettorali con scrutatori e rappresentanti di lista che ovviamente vengono esposti alla possibilità di contagio. In Francia dopo le elezioni c'è stata un'esplosione".

L'esperto ha detto la sua anche sulla questione che tiene ancora banco a proposito delle scuole, ossia mascherine sì mascherine no: "Le mascherine servono e funzionano. Se teniamo gli studenti tutti zitti per ore, va bene che non la indossino in classe, ma non ce la vedo una classe che sta in silenzio per ore. Bisognerebbe che i ragazzi abbiano a disposizione la mascherina e se parlano se la mettono. Le mascherine andrebbero indossate anche seduti al banco, specialmente se si inizia una conversazione. A scuola si parla".

(Unioneonline/D)
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