Rispetto alla gestione della gravidanza e dell'allattamento per le donne contagiate da Covid-19 "diverse

istituzioni e autori sembrano applicare in modo differente il principio di precauzione". Pertanto, "a fronte delle scarse prove disponibili, si raccomanda una valutazione caso per caso per definire il migliore approccio, che tenga conto di tutte le variabili".

Lo precisa l'Istituto Superiore di Sanità, che ha pubblicato sul suo sito un aggiornamento.

"Anche se il coronavirus non è stato trovato nel latte materno delle donne affette - spiega l'Iss - alcuni studi cinesi suggeriscono di interrompere l'allattamento. Uno degli ultimi lavori in materia, pubblicato pochi giorni fa su Lancet, avverte che 'i neonati di madri positive devono essere isolati per almeno 14 giorni o fino alla scomparsa della diffusione virale, durante i quali l'allattamento al seno non è raccomandato".

Rimangono invece invariate le indicazioni relative fornite dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc), ovvero: visto il potenziale protettivo del latte materno, "in una donna con sospetta infezione ma in condizioni cliniche che lo consentano, l'allattamento debba essere avviato al seno o con latte materno spremuto". In generale, consiglia Iss, è sempre consigliato preservare la fisiologia della nascita, la relazione madre-bambino e l'allattamento. Tuttavia, in una "fase d'incertezza" in cui "nessuno è in grado di fornire raccomandazioni conclusive" il migliore approccio "dovrebbe esser deciso caso per caso, tenendo conto del tempo di esposizione materna al coronavirus, dell'epoca gestazionale e del trattamento in corso".

(Unioneonline/l.f.)
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