"Io non perdono e non dimentico, ma non odio. E la trasmissione del non odio e battersi contro l'odio è un ammaestramento utile per i ragazzi e per tutti, perché l'atmosfera dovuta all'ignoranza e all'indifferenza, che è stata la regina del mondo di allora, c'è purtroppo anche oggi".

Lo ha detto Liliana Segre, parlando alla conferenza Science for peace, organizzata all'Università Bocconi di Milano dalla Fondazione Umberto Veronesi.

La senatrice a vita, a cui è stata assegnata una scorta per motivi di sicurezza dopo numerosi insulti e minacce ricevuti sui social, parlando della sua drammatica esperienza sua storia di deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, ha ricordato come si è trovata "senza parole" e "stupita" davanti al male che vedeva intorno a lei, a "quell'odio organizzato che vedevo e che poi ho combattuto sempre".

Tornata a Milano una volta uscita dal lager, di fronte alle persone vicino a lei che non volevano sentir parlare di quello che aveva vissuto, ha "iniziato prestissimo, già nei primi giorni dopo il mio ritorno, a tacere – ha raccontato – Mi ci sono voluti 45 anni per riuscire ad andare a parlare davanti agli studenti, senza mai nominare la parola odio e vendetta e fare il mio dovere di testimone".

Nei giorni scorsi è creciuta in diversi paesi della Sardegna - una sessantina i Comuni, tra cui Baunei - la mobilitazione di chi chiede di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice.

A Cagliari le associazioni Insieme in Rete e Farmacia Politica hanno indirizzato una specifica richiesta al sindaco Paolo Truzzu e al presidente del consiglio comunale Edoardo Tocco.

(Unioneonline/F)
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