"La morte di Imane Fadil è avvenuta in modo naturale, non è stata avvelenata".

Questo quanto emerge dai consulenti incaricati dalla Procura di Milano di indicare la causa del decesso di una delle testimoni al processo Ruby con imputato Silvio Berlusconi. La modella marocchina è morta lo scorso 1 marzo all'Humanitas di Rozzano dopo un mese di agonia.

Nella relazione degli esperti, e dopo l'autopsia, non emerge nessuna evidenza di avvelenamento, il primo di una serie di sospetti sulla vicenda riguardante la nordafricana. Scartata fin da subito l'ipotesi di una morte legata a sostanze radioattive, gli esami su ossa, tessuti e sangue si sono focalizzati sulla presenza di metalli, in particolare di ferro, molibdeno, antimonio e cromo.

Considerata anche l'ipotesi di una malattia rara o autoimmune come l'aplasia midollare, per cui il midollo della donna non sarebbe stato più in grado di produrre cellule sanguigne e piastrine.

''Alla famiglia interessa sapere come è morta - ha commentato Mirko Mazzali, avvocato della famiglia Fadil -. Se non c'e avvelenamento lo dicano ufficialmente, svelino come è deceduta, così almeno si potranno fare i funerali. Speriamo non si debba attendere a lungo".

Insomma, a 4 mesi dalla tragica notizia non ci sono evidenze, finora, per parlare di morte sospetta.

(Unioneonline/M)
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