Una famiglia di Sanluri, padre 60enne, madre di 55, una figlia di 28 anni e un ragazzo di 25, si è autoisolata ai primi sintomi di una sorta di influenza, oltre due settimane fa. "Io ora sto meglio, mia moglie ha ancora un po’ di febbre e malessere, i nostri ragazzi si sono ripresi ma nessuno di noi si azzarda a uscire col rischio di infettare gli altri prima di sapere se siamo positivo o se non l’abbiamo mai avuto".

Tutti, sospettando di avere contratto il Covid-19, hanno fatto privatamente il sierologico, "180 euro buttati dalla finestra", racconta al telefono di unionesarda.it il capofamiglia. "Ma non è un problema di soldi, è il disagio di aver dovuto affrontare e decidere tutto da soli. Poi siamo finalmente riusciti a convincere il nostro medico a farci fare il tampone. Cinque giorni fa l’abbiamo fatto, ma ancora nessuna risposta. Nessuno che ci abbia fatto sapere qualcosa. Quanto dobbiamo stare ancora chiusi in casa senza sapere se siamo positivi, se dobbiamo stare ancora reclusi o cosa dobbiamo fare?".

Il senso civico di questa famiglia, e chissà quante altre nella stessa condizione, meriterebbe una risposta prima possibile. Pur comprendendo le pressioni cui le asl della Sardegna, e non solo, devono far fronte.

(Unioneonline)
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