La Sardegna volge lo sguardo alla sponda sud del Mediterraneo per riavvolgere i fili sparsi della storia e di un passato lontanissimo in cui ancora Cartagine era una grande potenza nel "mare nostrum" in grado di indirizzare le sue mire espansionistiche anche verso l'isola dei sardi.

Tra la Sardegna e la Tunisia oggi è in fase avanzata il progetto, promosso dall'associazione cagliaritana "Alleviare la povertà", per sviluppare l'occupazione giovanile nel settore della pesca d'acqua dolce nella regione di Tozeur, a sud ovest di Tunisi. "L'iniziativa, innovativa per il settore, tende - dice Andrea Cadelano, una delle anime dell'intervento - ad introdurre nelle politiche agricole locali nuove forme attività, come l'acquacoltura, che dovrebbero contribuire a diversificare l'assetto agricolo tradizionale basato in prevalenza sulla produzione di datteri".

La stazione di acquacoltura, fulcro dell'intero sistema, è localizzata in un'area di circa 10 ettari nell'oasi che ricade nel comune di Degache. La struttura è articolata su 6 vasche necessarie per irrigare le piantagioni di datteri e per l'allevamento ittico. Si crea così un ciclo virtuoso nell'utilizzo delle risorse idriche e nella prospettiva di avviare nuove produzioni agricole biologiche. "È un modo concreto - spiegano gli artefici del progetto - per limitare i flussi migratori verso l'Occidente e aiutare un Paese che ha bisogno di dare opportunità di lavoro ai suoi giovani partendo da attività conosciute e radicate nel tessuto produttivo. È un segnale di attenzione e di speranza verso una regione che ha grandi potenzialità di sviluppo attraverso un complessivo miglioramento dell'organizzazione del settore agricolo".

Il progetto viene finanziato con circa 47mila euro, tra il contributo della Regione Sardegna (33mila euro) e le risorse messe a disposizione dalle istituzioni tunisine insieme all'associazione Alleviare la povertà e alla cooperativa di pesca "L'ammiraglio".

"Siamo a buon punto - dichiara Andrea Cadelano -. L'iniziativa produce positive ripercussioni sull'apparato economico della regione".

Sei lavoratori, tra i quali due donne, che già operano nel settore della coltivazione dei datteri e nella gestione del sistema idrico delle oasi, sono impegnati sul campo per sviluppare e integrare l'attività di base con quella dell'allevamento ittico.

L'iniziativa ha anche un rilevante valore sociale nella prospettiva del cambiamento del ruolo delle donne in ambiti tradizionalmente riservati agli uomini.
© Riproduzione riservata