Cancello sprangato, portone chiuso, cumbessias vuote. Nel villaggio santuario di San Francesco, nelle campagne di Lula, il cinguettio degli uccelli è l'unica preghiera consentita in tempi di restrizioni anti coronavirus. La festa, piena di riti e memorie antiche, tanto solenne da unire da secoli sacro e profano, viene ridisegnata in modo inedito. La chiesa attorniata dalle cumbessias, che per i primi dieci giorni di maggio ospitano i novenantes e i priori in arrivo da Nuoro, resterà silente, salvo il giorno della festa. La novena non sarà celebrata là, ma nella chiesa del Rosario, cuore antico di Nuoro, diffusa via radio e in diretta streaming tra i fedeli che quest'anno dovranno rimanere lontani. Solo la celebrazioni religiosa del 5 maggio, giorno della dedicazione del santuario, è prevista nella chiesetta, ma alla presenza di pochi: il vescovo di Nuoro, i priori, qualche sacerdote.

Numero rigorosamente chiuso per rispettare le disposizioni anti Covid-19. Per la prima volta dai tempi della Grande guerra la sagra conserverà perciò solo la dimensione religiosa. Annullato il pellegrinaggio a piedi, primo atto della festa. Alla mezzanotte del 30 aprile, ogni anno, centinaia di pellegrini si radunano nella chiesa del Rosario, a Nuoro. Dopo la benedizione del parroco il corteo, illuminato dalle torce, si avvia lungo la strada che da La Solitudine scende a Marreri e si inerpica poi nei ripidi sentieri verso le campagne di Lula. Una marcia di trentacinque chilometri, sette ore di cammino in piena notte, tra i punti ristoro allestiti dai priori per rifocillare con caffè e biscotti i devoti affaticati. All'arrivo la messa, in un villaggio già animato dai novenantes e dai sapori della festa, come , il piatto tipico di San Francesco. I fili sottili di pasta, brodo e formaggio di pecora, sono serviti a ogni ora, colazione compresa, attrattiva profana di questa festa piena di storia e suggestioni agropastorali.

Nel 1908 il canonico Pasquale Lutzu, storico della chiesa di Barbagia, annotava l'origine della festa richiamando la promessa del bandito Francesco Tolu, nuorese che nelle terre di Lula aveva cercato di sfuggire alla cattura dei . Tolu, accusato di omicidio, promise che se avesse ottenuto la libertà avrebbe edificato una cappella in onore di Francesco di Assisi, santo molto venerato anche in questo lembo di Sardegna. La chiesetta venne edificata là dove c'era il nascondiglio dell'ex bandito. E' l'inizio del pellegrinaggio che da Nuoro porta nelle campagne a pochi chilometri da Lula una moltitudine crescente. I documenti storici certificano l'esistenza del santuario nel 1614. Esattamente il 13 aprile di quell'anno - annota Lutzu - viene registrata la visita di Melchiorre Pirella, canonico nuorese, in rappresentanza di monsignor D. Francesco D'Esquivel, arcivescovo dell'Archidiocesi Cagliaritana.

Lo stesso canonico precisa che nel XVII secolo, grazie all'impegno di quattro nuoresi, Francesco Tolu, Simone Nieddu, Leonardo Guisu e Sebastiano Fois, la cappella venne ampliata e abbellita. Nel tempo vengono realizzate le cumbessias per i novenantes. Alloggi semplici, come succede in altri villaggi religiosi dell'Isola, dove fede e ospitalità alimentano la dimensione comunitaria della festa.

Per tradizione l'organizzazione fa capo a una coppia di priori, rinnovati ogni anno per scelta del vescovo di Nuoro. Ma non stavolta. Monsignor Antonello Mura ha deciso di lasciare in carica Sebastiano Succu e la moglie Sara Spina: vanificati gli impegni di questi mesi avranno modo di preparare la festa l'anno prossimo. I precedenti storici riportano alla prima guerra mondiale: anche allora, vista la situazione di necessità, il priore rimase al suo posto oltre la scadenza canonica. Ora l'emergenza coronavirus ripropone scenari simili.

I priori in carica hanno inaugurato il loro impegno per onorare San Francesco lo scorso 8 maggio, quando alla testa di una settantina di cavalieri, hanno raggiunto il santuario. Partenza dalla chiesa del Rosario, con la benedizione del parroco don Giovanni Maria Chessa, secondo la tradizione consolidata. Tre giri attorno alla chiesa. Poi il percorso festoso lungo le strade di Nuoro e l'arrivo alle 19 davanti al cancello d'ingresso del santuario, accolti dal cappellano che è il parroco di Lula, don Totoni Cosseddu, e dai priori uscenti. , dicevano quel giorno. Benedizione e tre giri attorno al santuario, tra i rintocchi delle campane e i brindisi dei novenantes. Il ritorno verso Nuoro è un'altra giornata di festa, consacrata dalla tappa di S'Arbore con il banchetto che segna il passaggio di consegne tra vecchi e nuovi priori. Immancabili i cavalieri, fino alla chiesa del Rosario dove la sera del 10 maggio tutto finisce per ricominciare l'anno dopo. Stavolta, invece, resta la fede. Tutto il resto è sospeso. Marilena Orunesu
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