Gli esiti delle regionali in Sardegna hanno fotografato un quadro politico per certi versi singolare rispetto al trend nazionale: vittoria schiacciante del centrodestra unito pur senza alcun exploit della sovranista Lega (che inizia a subire i contraccolpi dell’alleanza con i penta-stellati), crollo dei consensi per il Movimento 5 Stelle, conseguente netta ripresa del Partito Democratico che si conferma, singolarmente considerato, come primo partito nel cuore dei sardi.

Il tentativo di emancipazione portato avanti dal ministro dell’Interno nei confronti del centrodestra unito e, soprattutto, di Forza Italia, e/o meglio del suo potentissimo presidente Silvio Berlusconi, che si ripropone sulla scena politica più in forma e grintoso che mai, subisce, quindi, una prima pesante battuta di arresto perché, all’evidenza, non poteva seriamente pensare, il vicepremier si intende, di fare il furbetto ponendosi a servizio di due padroni (5 Stelle a Roma e centrodestra nel resto d’Italia) e non pagarne poi il prezzo.

Eppure, il reuccio del sovranismo (convertitosi per lo meno nei fatti all’europeismo alla pari della Le Pen), che promette di cambiare l’Europa dal suo interno ma al Governo ne accetta e ne subisce tutte le regole fondamentali sottomettendosi addirittura alla riscrittura, da parte della medesima Europa, della legge di bilancio umiliando, così, per la prima volta nella storia della Repubblica, il Parlamento italiano, dichiara di voler procedere imperterrito con la linea fin’ora tracciata e di escludere, per il futuro, quindi anche in occasione delle prossime europee di maggio, ogni alleanza con gli azzurri dichiaratamente europeisti.

Ma questo oramai ricorrente dualismo tra sovranisti ed europeisti esiste ed è davvero così inconciliabile, oppure la contrapposizione è soltanto uno specchietto per le allodole e le due posizioni sono invece due facce della stessa medaglia (solo apparentemente contrapposte ma) di fatto tendenti ad un unico medesimo fine?

La risposta non è così superflua e/o scontata soprattutto se si considera che sulla falsa riga di una alternativa tanto finta quanto ipocrita potrebbe fondarsi tutto un sistema di potenziali alleanze di partito: azzurri e sinistra moderata per l’europeismo, verdi e Fratelli d’Italia per il sovranismo.

Tanto detto, pare evidente, a mio parere, che, più che di effettiva contrapposizione tra le due correnti di pensiero, si debba discorrere in termini di loro armonica convivenza.

Intanto, perché oggi, anche a voler osservare l’atteggiamento di Salvini, ma non solo, sarebbe più corretto parlare di sovranismo europa-centrico e/o europeista se si preferisce, il quale, lungi dal porsi come paradosso insormontabile, costituisce una realtà possibile.

Quindi, perché il cosiddetto sovranismo sostenuto a gran voce dal segretario leghista non esprime affatto reali sentimenti di indipendenza del popolo e di sovranità dello Stato, ma purtroppo solo una differente forma di subordinazione alle regole europee.

Infine, perché tanto il sovranismo quanto l’europeismo non solo prendono le mosse dal medesimo presupposto individuato nella necessità di cambiare l’Europa dal suo interno, ma sono accomunati pure nel fine, ossia conservare quel sistema nonostante tutto.

Non sarà allora superfluo osservare che il panorama politico attuale, a ben considerare, si presenta confusionariamente disposto a cambiare tutto per poi non cambiare nulla, chiaramente mostrando che la contrapposizione oggi di moda tra il sovranismo e l’europeismo (che ha soppiantato quella oramai desueta tra destra e sinistra) costituisce solamente un comodo terreno di scontro su cui fondare e/o giustificare la preminenza dell’uno o dell’altro partito.

Solo chi, tra i vari leader nazionali, riuscirà a tirarsi fuori da questo fallace meccanismo dualistico sarà davvero in grado di imporsi sugli altri. Ed è proprio questa sua incapacità di uscire dagli stereotipi la ragione prevalente per cui Salvini, così assorbito dai suoi tanto amati nuovi ideali sovranistici, continuerà suo malgrado ad essere legato mani e piedi al centrodestra e in particolare a Berlusconi che tanto vorrebbe allontanare sol perché ne subisce pienamente la personalità e il potere non riuscendo quindi ad emergere. E continuerà, per la stessa ragione, anche ad essere legato mani e piedi ai pentastellati con cui condivide gli scranni del Governo.

Insomma, lui che voleva porsi come leader massimo del sovranismo alimentando una contrapposizione inesistente, in realtà, finisce per restarne travolto divenendo servitore degli europeisti da un lato e dei populisti dall’altro. Una scelta netta sarebbe opportuna da parte sua se davvero ci tenesse a garantire la sua sopravvivenza sul panorama politico italiano.

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)
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