"C'è tantissima comunità dietro la produzione dello zafferano. Siamo qui per dare valore alle aziende che rientrano nel disciplinare del marchio dop, ma non con una semplice lettura di numeri. Con questo progetto diamo valore alla qualità, riconosciamo il valore delle aziende e della comunità cercando di conquistare il consumatore distratto. Oggi in Sardegna chi può rappresentare al meglio la produzione dello zafferano sono i comuni di Turri, San Gavino e Villanovafranca. Noi ci concentriamo sulla rappresentazione genuina del prodotto, sulle emozioni, sui paesaggi urbani autentici, sulle persone che aprono la casa per soddisfare il desiderio di conoscenza". Lo ha detto stamani a Cagliari Francesco Sanna, presidente del Consorzio Turistico Sa Corona Arrubia, ente che ha fatto propria la missione di coordinare quest'anno il progetto "Strade dello Zafferano", giunto alla seconda edizione.

Ovvero le tre sagre di San Gavino, Turri e Villanovafranca dedicate al fiore violaceo, unite in un unico percorso dove l'oro rosso diventa occasione di valorizzazione turistica e economica per le tre comunità locali di Marmilla e Medio Campidano. Ma anche un racconto delle tradizioni, della storia e dei tesori culturali dei tre centri.

La presentazione dell'iniziativa (foto Antonio Pintori)
La presentazione dell'iniziativa (foto Antonio Pintori)
La presentazione dell'iniziativa (foto Antonio Pintori)

IL PERCORSO - La seconda edizione della manifestazione, organizzata dai tre municipi col supporto dell'assessorato regionale al turismo, si articola in momenti diversi per dare maggior risalto ad ogni singolo comune e ampliare la vetrina dedicata all'oro rosso in tutte le sue declinazioni. La prima data da appuntare nell'agenda del gusto è il 26 ottobre col convegno a Turri di approfondimento e conoscenza dello zafferano: dalla storia al commercio, al territorio. Poi il 4 Novembre sarà la comunità di Villanovafranca a proporre la prima sagra del calendario 2018 delle Strade dello Zafferano con le case storiche aperte. Domenica 11 toccherà a San Gavino e il 18 novembre, infine a Turri. Nei tre paesi la pregiata spezia diventerà di nuovo il filo conduttore della narrazione di ricette, curiosità e storie di un mondo agricolo che con la sua identità forte e radicata non intende soccombere alle strategie del commercio massivo, ma rilanciare la purezza e la conservazione dei tratti caratteristici di un prodotto tanto fragile quanto pregiato. E ancora laboratori del gusto e visite ai campi. L'assessore regionale al turismo Barbara Argiolas, ha aggiunto: "Vedo un interessante progetto di sintesi di tre grandi filiere. Progetti come questi coinvolgono le filiere rispettando però l'individualità. C'è un valore di comunità ma anche di economia del territorio da valorizzare e far crescere. Ci auguriamo che la produzione possa aumentare con meno hobbisti e più aziende".

I NUMERI - Nel Medio Campidano si coltiva oltre il 60 per cento di tutto lo zafferano italiano: i tre paesi di Turri, San Gavino e Villanovafranca detengono assieme il primato nazionale con 45 ettari di terreno coltivati. Sei la aziende totali, 4 a San Gavino, 1 a testa a Turri e Villanovafranca.

I SINDACI - Martino Picchedda, primo cittadino di Turri, ha sottolineato: "Lo zafferano è il prodotto di nicchia più importante della nostra cucina. Abbiamo la fortuna di poter contare su un marchio Dop, che non tutti hanno. Un marchio al quale vogliamo far aderire più produttori". Lo ha seguito il collega di San Gavino Carlo Tomasi: "Diverse date ci permettono un sostegno reciproco fra comuni e garantiranno un'ampia partecipazione a tutti gli appuntamenti itineranti. Ogni anno a novembre fa emozionare volgere lo sguardo a chi arriva a san Gavino e si trova davanti le intere distese di terra viola. Anche questo racconteremo con le nostre strade dello zafferano". Il sindaco di Villanovafranca Matteo Castangia ha chiuso: "Noi promuoviamo la cultura del gusto dello zafferano. Ma non solo. Questa manifestazione mette in risalto anche i beni culturali. Nel nostro caso il nuraghe Su Mulinu, il museo archeologico, ma anche un importante aspetto sociale. Un gruppo di cittadini che si mobilita per partecipare alla festa aprendo le case ai visitatori".

Antonio Pintori
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