“ 1 984”. Il grande fratello. Mai libro fu più abusato e premonitore. Mai come nell'attuale situazione politica sempre più apodittica e paradossale. Con tratti ai limiti dell'inverosimile narrazione distopica che fece la fortuna editoriale del romanzo assai profetico, di cui una citazione mi pare doverosa: “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”.

Nelle varie catene pubbliche apparse a più riprese sul social, alimentate dal traffico in rete durante la quarantena forzata, il capolavoro di Orwell ha raggiunto apici assoluti di condivisione, sintomo di una nazione che, per fare buon viso a una condizione sociale irrimediabilmente compromessa, rischia di confondersi con la trama originale concepita dall'autore inglese. Si fa un gran parlare intorno alla questione del complottismo e, certo, non mancano le occasioni per criticare la scelta del governo di istituire un organismo di controllo sulla comunicazione e le famigerate fake news. Una strizzata d'occhio forse inopportuna, pericolosamente vicina alla repressione. Un turbinio per gli animi infiammati dalla discussione intorno alle libertà individuali in cui il limite fra prevenzione ed eccesso di controllo fa presagire contrasti durissimi.

L ungi dalle polemiche (intrise anche quelle di feroci diatribe talvolta irrituali) sulla presunta virulenza dei sistemi di diffusione delle reti, il 5G, il taglio degli alberi, eccetera, Internet appartiene alla società nella misura in cui la società può farne un uso libero, al pari della libertà individuale protetta dalla Dichiarazione dei Diritti Umani. Una proprietà globale priva di esercenti oscuri, con gli intenti della massima condivisione e diffusione svincolata dal “sistema”. Altrimenti, l'esempio offerto dal governo italiano, e da un Presidente del Consiglio fin troppo zelante nell'uso improprio del megafono politico, ha palesato a più riprese lacune paurose proprio nell'ambito della divulgazione istituzionale. Non è mai positivo quando il filtro della comunicazione si concentra nelle mani di pochi e gli effetti più deleteri, privi di contradditorio, hanno rilevanza sulla discussione parlamentare. Il pedaggio pagato all'esasperazione dell'informazione non può assolutamente pretendere che a rinunciarvi sia il pubblico, troppo spesso relegato al ruolo dell'untore. Soprattutto dopo gli ammutinamenti in serie da parte dei governatori regionali. Chissà se Conte e il suo portavoce Casalino siano stati appassionati del romanzo di Orwell al punto da imitarne alcuni tratti salienti.

A proposito di Inghilterra, stando ai paradossi. Londra è teatro dell'ulteriore bizzarria nella travagliata novella tricolore. Il salvatore della patria, l'ennesimo e per giunta tecnico in capo a una lista di portata imbarazzante, Vittorio Colao, ex amministratore delegato dell'inglesissima Vodafone (vettore leader del mercato della rete, non a caso direbbero i malpensanti) dovrebbe dirigere il rilancio dell'economia italiana in differita, stando acquartierato nel meraviglioso Berkshire, vicinissimo al castello di Windsor, sfruttando il sistema del lavoro remoto, una novità assoluta per una democrazia parlamentare costretta a farsi supportare da professionisti fuori sede. L'ente nell'ente. Ci sarà mai fine alla cooptazione e alle incertezze di un governo confuso?

Nel frattempo, l'infortunio virale di Johnson è stato brillantemente superato e il paziente inglese, scampato alla morte e al malocchio, tiene a bada la nazione con un discorso di ringraziamento assai enfatico che forse farà schizzare ulteriormente i consensi dell'eroe biondo. Lo spettacolo italiano, da quassù a Londra, non è dei più edificanti e gli effetti imbarazzanti rischiano di mettere in cattiva luce il Paese che più di tutti aveva offerto meravigliosi esempi di virtù collettiva. Urge una manovra decisa o un manovratore all'altezza.

Per chiudere, ecco la Sardegna. Sanità, turismo, partite Iva, trasporti. Le urla vanno a reti unificate. Cosa si aspetta ad aprire gradualmente per scongiurare una crisi letale? L'eredità disastrosa non è più una scusa. È l'ora di pensare alla ripresa.

ANDREA MEREU

Operatore Culturale a Londra
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