Dopo l'incontro tra il premier Matteo Renzi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel quale si è trovato un accordo per rinviare le dimissioni formali da primo ministro a dopo l'approvazione della manovra economica, comincia a delinearsi meglio anche il quadro politico generale.

Tra le forze politiche è sempre più evidente la spaccatura tra chi spinge per andare alle elezioni subito e chi invece prova a gestire la crisi prendendo tempo.

E mentre Renzi starebbe pensando a una strategia d'uscita per tornare più forte e non dilapidare il 40% per cento dei voti racimolati al referendum - al Capo dello Stato avrebbe detto di volersi prendere un anno sabbatico e andare negli Usa - all'interno dello stesso Pd è un coro di voci in contrasto tra loro.

Domani saranno a confronto, le une contro le altre, per la direzione del Pd, che sa tanto di resa dei conti.

NEL PD - Il deputato della sinistra dem Roberto Speranza dice di "andare avanti con la legislatura" e invita Renzi a un ripensamento sulle dimissioni, perché - dice - "chi ha 400 parlamentari" dalla sua parte "deve essere il perno della stabilità. C'è da fare una legge elettorale prima di tornare al voto... e non solo".

Ci sono anche i renziani più ortodossi a suonare di nuovo la carica: "Tutto è iniziato col 40% nel 2012. Abbiamo vinto col 40% nel 2014. Ripartiamo dal 40% di ieri!", ha scritto Luca Lotti su Twitter. E lo stesso tono di Andrea Marcucci: "Il Pd deve guardare avanti, non indietro. E ripartire con Renzi, dal 40% dei sì al referendum". Per Renzi sarebbe un nuovo 'start', identico a quello post-primarie perse contro Pier Luigi Bersani che hanno fatto da preludio alla prima cavalcata verso palazzo Chigi.

Bersani, dal canto suo, attacca avvertendo che "se andiamo avanti così a rotta di collo finiamo contro un muro". Non vuole le urne né un congresso anticipato del Pd. "Non è il momento di aprire una conta autoreferenziale. Dobbiamo decidere le regole del gioco e non aprire un altro referendum su Renzi".

NELLA MAGGIORANZA - Il ministro dell'Interno Angelino Alfano vuole invece andare a nuove elezioni a febbraio e lo ha ribadito anche oggi: "Sono contrario agli accanimenti terapeutici, se si capirà" che la legislatura ha esaurito la sua funzione, meglio andare al voto". Poi però ha sottolineato come le sorti della legislatura siano nelle mani del Quirinale: ''Mattarella resta il nostro ancoraggio, e troverà con la sua saggezza e autorevolezza la migliore uscita dalla crisi''.

L'UDC ABBANDONA ALFANO - Intanto le strade di Ncd e Udc si dividono. Le due forze politiche (la prima guidata da Alfano, la seconda da Lorenzo Cesa), che insieme avevano dato vita a Area Popolare, divorziano dopo il risultato referendario che le aveva viste schierate su fronti contrapposti: Alfano per il Sì e Cesa a sostegno del No. Per quest'ultimo, "l'idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva alla sconfitta che un disegno politico utile all'Italia".

IL PRESIDENTE MATTARELLA - Intanto il presidente Sergio Mattarella starebbe pensando a un "governo di scopo"; tra i nomi in lizza per sostituire Renzi alla guida dell'esecutivo ci sarebbero Paolo Gentiloni, Pietro Grasso e Pier Carlo Padoan.

E potrebbero iniziare già nella mattina di giovedì le consultazioni per la formazione del nuovo Governo. L'ufficializzazione delle dimissioni di Renzi arriverà probabilmente di domani dopo l'ok definitivo alla manovra.

Il primo giro di consultazioni prevede l'incontro con il presidente emerito Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso.

CONSULTA SULL'ITALICUM - E mentre la Corte costituzionale ha fissato per l'udienza del 24 gennaio 2017 la discussione sulle eccezioni di costituzionalità sollevate sulla legge elettorale Italicum, Mattarella ha annullato gli impegni che lo volevano a Milano per occuparsi in prima persona della crisi in corso.

LE OPPOSIZIONI - "Gli italiani hanno deciso di bocciare una riforma inutile e sbagliata, che avrebbe innestato una pericolosa deriva autoritaria", dicono da Forza Italia. La parola - dicono i berlusconiano "deve tornare agli italiani" e perché questo avvenga "occorre una legge elettorale che garantisca la governabilità e una reale corrispondenza della maggioranza parlamentare alla maggioranza popolare".

Mentre il leader della Lega Matteo Salvini preme per elezioni al più presto: "Si voti al più presto con qualsiasi legge elettorale e spero che il Pd con le sue beghe non tenga in ostaggio l'Italia per due anni", ha detto.

"Prima si vota meglio é. Noi la pensiamo così, il Pd che ne pensa?", scrive sul suo blog Beppe Grillo, numero uno del Movimento 5 Stelle. "Noi vogliamo andare al voto al più presto perché i cittadini hanno il diritto di esprimersi".

LE PAROLE DI ROBERTO FICO, M5S - VIDEO:

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