Temi leggeri, per ridere e per far ridere: ricordi che arrivano direttamente dalle strade e dalle piazza del suo quartiere cagliaritano, San Michele. Poi il cambio di registro: argomenti seri, come la depressione che lo ha colpito dopo la morte della madre, ma anche i pregiudizi sul suo rione e su chi vive lì. E di nuovo allegria con le canzoni del suo storico gruppo, gli Amakiaus. Così Ignazio Deligia ha riempito il teatro Houdini. Sold out tutte le date proposte: ventidue spettacoli con il tutto esaurito (le prossime saranno il 3 aprile e l’11 maggio). «Per questo siamo al lavoro per la 23esima. E i posti anche in questo caso sono quasi finiti», racconta Deligia, 57 anni, professione cantautore. «Certo, sono contento che stia piacendo».

Uno show nato da un momento difficile della vita del musicista. «Dopo la morte di mia madre ho attraversato un periodo di depressione. Non è stato facile. Ho ricollegato questa fase a quello che da ragazzino mi dicevano i miei amici: per il mio carattere e il mio modo di fare mi chiamavano pazzerello. Così ho deciso di chiamare lo spettacolo Ricordatevi che non sono matto. Eppure di pazzie vere e proprie non ne ho mai fatte. Anzi sono stati un bravo ragazzo». Una risata fa pensare che sia una piccola bugia.

Ignazio Deligia sul palco
Ignazio Deligia sul palco
Ignazio Deligia sul palco

La sua storia artistica è legata a doppia mandata con il gruppo degli Amakiaus: una storia musicale nata in una cantina di via Lunigiana nel 1982 e proseguita sui palchi di messa Sardegna. Fino al 2018, dodici album. Poi la strada da solita e tanti progetto e partecipazioni importanti come quella a La sai l’ultima, programma di barzellette. Dopo la morte della madre è stato difficile ripartire. «La musica mi ha salvato. Mi ha risvegliato da un momento davvero difficile». E lo spettacolo ha confermato il suo valore. Il pubblico apprezza e riempie il teatro. «Ho sempre creduto in me stesso, nonostante gli alti e bassi. E ho sempre fatto tutto da solo. Non mi fido molto degli imprenditori dello spettacolo perché troppo spesso sfruttano gli artisti senza investire niente. Così ho sperato che lo show potesse piacere. E ne sono contento».

All’inizio davanti al palco c’erano soprattutto gli appassionati degli Amackiaus. «Ora stanno venendo le famiglie. Si trascorrono due ore tra risate ed emozioni. Racconto scene vissute nel quartiere, ricordi delle tante esperienze passate nelle piazze e negli spettacoli fatti in giro per tutta la Sardegna. Ricordi e scene di vita». E c’è la musica: «Spazio nel repertorio di 40 anni con gli Amakaius. Il teatro non è molto grande e questo mi permette di interagire con il pubblico. Inoltre modifico la scaletta. E non mancano le richieste di bis».

In ogni spettacolo c’è un omaggio. «Dedico la serata a un personaggio. Ovviamente l’ho fatto per la morte di Gigi Riva. Ma anche a persone ancora in vita. Così c’è stato l’omaggio a Beniamino Zuncheddu, finito in carcere per 33 anni senza colpe, ma anche a Benito Urgu dopo la sua decisione di non esibirsi più dal vivo».

Ignazio Deligia
Ignazio Deligia
Ignazio Deligia

Deligia non fa tutto da solo. Lo spettacolo è realizzato però in famiglia. «La regia teatrale è curata dalle mie figlie, Silvia e Martina. Si occupano di tutto. Insieme curiamo la scaletta e la vendita dei biglietti. Loro sono importanti perché ascoltano i commenti e le richieste che arrivano dal pubblico, dandomi così indicazioni per i successivi spettacoli». Così tra momenti di risate e attimi di riflessione, Deligia permette a tanti cagliaritani di trascorre due ore tra il serio e lo scanzonato. E anche i video, pubblicati sui suoi profili social, piacciono. Ripropongono passaggi del suo spettacolo, storie di vita. «Giocavamo a calcio nel campo Cima, in piazza Giovanni XXIII», ricorda Deligia, «eravamo bambini ma per cambiarci dovevamo andare in un bar accanto. Un giorno un uomo un po’ alticcio, vedendo passare tutti quei bambini nanetti, chiama il titolare e gli dice: oh Mario ti stanno smontando il biliardino». Oppure quando suo padre gli diceva: «Gnà, tu le donne le devi far ridere. Ma da vestito». Il quartiere di San Michele è uno dei temi maggiormente affrontati. «Il mio rione ha come sempre un ruolo fondamentale», sottolinea Deligia che ha portato il quartiere sul palco del teatro Ariston di Sanremo, arrivando alla finale di Sanremo Rock insieme, per l’occasione, al suo gruppo storico, gli Amakiaus. «Con il brano “Nelle strade del mio quartiere ho raccontato storie e bellezze dei rioni popolari e delle periferie cagliaritane, e anche le difficoltà di zone troppo spesso viste, purtroppo, come dei ghetti. Sono invece una ricchezza. Spesso le istituzioni abbandonano le periferie e il distacco si percepisce. Colpa anche dei pregiudizi. E questo fa male».

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