Un paradiso perduto a pochi chilometri da Sassari, lungo la strada per Osilo. Un'oasi storica e faunistica di eccezionale valore.

Stiamo parlando della vallata del Bunnari, parco comunale mai decollato, spesso anche sottovalutato. Eppure per decenni ad alimentare la rete idrica di Sassari è stato proprio l'invaso di Bunnari, ora asciutto da 16 anni, poiché la diga più vecchia (detta diga bassa) non dava garanzie di sicurezza.

Il bacino aveva una capienza di oltre 450 mila metri cubi di acqua, delimitato da due dighe: Bunnari bassa, costruita nel 1878 e Bunnari alta, completata in piena epoca fascista (1932), come ricorda una targa, un po' sbiadita dal tempo.

Ora la vegetazione ha ripreso il suo corso e quelle vallate hanno riacquistato il loro antico splendore. Dimenticate, sconosciute a più, con gli splendidi percorsi trekking oramai rovinati. Per non parlare delle strade vicinali di accesso, nelle stagioni invernali inaccessibili e ridotte a dei pantani.

Tuttavia tentativi per rianimare la zona ce ne sono stati, andati a singhiozzo. Ha cominciato per prima la Giunta Ganau. Poi nel 2017 l'ex assessore ai Lavori Pubblici del comune di Sassari Ottavio Sanna ha ottenuto un finanziamento governativo di 7.4 milioni di euro. "L'intento era mettere in sicurezza la diga bassa, la più vecchia - spiega - per poi riempire nuovamente l'invaso e farne un polo di attrazione turistica e sportiva". Un'idea semplice, ma che potrebbe rivelarsi vincente.

Anche la nuova Giunta ci sta lavorando. Affidati 800mila euro per la progettazione dell'opera.

Bunnari, le sue dighe con le splendide gallerie d'epoca, le sue rocce, la fiorente vegetazione e il suo passaggio aspettano solo di essere valorizzate, una volta per tutte. E potrebbe anche essere un'importante occasione di lavoro per tanti giovani disoccupati. Di questi tempi non è poco. Bisogna solo fare in fretta.

Nel video la diga Bunnari alta, costruita nel 1932.

Argentino Tellini
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