È stato uno dei centri più colpiti dalla pandemia in Sardegna: 81 positivi al coronavirus, ma soprattutto 17 decessi, di cui ben 15 nella casa di riposo Villa Gardenia.

Ossi, paese di 5.700 abitanti a pochi chilometri da Sassari, ha pianto stasera ufficialmente le sue vittime, con una solenne cerimonia alla loro memoria, tenutasi alle 18 e 30 allo stadio Walter Frau e conclusa da una messa solenne officiata dall'Arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba.

Il sindaco Giovanni Serra ha organizzato le cose per bene. Allo stadio c'erano proprio tutti: autorità politiche, civili, militari e religiose, parenti e semplici cittadini, diligentemente seduti in tribuna, a distanza di sicurezza. Presenti naturalmente, in fascia tricolore, anche i sindaci del territorio. Tutti a manifestare grande affetto a chi non c'è più, falcidiato da un virus che ancora oggi presenta risvolti misteriosi, quasi come un nemico invisibile da combattere.

Ossi è piombata in un incubo durato quattro lunghi mesi, un tunnel dal quale è uscita a fine giugno, dopo la guarigione dell'ultimo positivo al Covid-19. "La celebrazione di oggi è un atto doveroso verso chi è morto in atroce solitudine" commenta il sindaco. Il presidente del Consiglio Regionale Michele Pais è quasi commosso: "Stasera a Ossi c'è il cuore della Sardegna, trafitto da un male crudele". Il prefetto di Sassari, Maria Luisa D'Alessandro, elogia le istituzioni e le autorità civili e militari. "Hanno dato una grande prova in un momento terribile - afferma - Ma tutti i sardi nella pandemia e nel dolore hanno dimostrato grande maturità e compattezza".
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