Vince Gilligan esprime le sue opinioni sul mondo dello streaming (e non sono molto lusinghiere)
Il geniale ideatore di “Breaking Bad”: «L’intera faccenda sta per crollare. Pessimista su come andrà avanti tutto questo»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
A far sobbalzare qualsiasi utente cresciuto a pane e serie televisive possono esserne capaci solo pochi autori passati alla storia dell’intrattenimento, quando si va chiacchierando in giro del loro conto. Fra questi - senza alcun dubbio - è da parecchio tempo che occupa un posto di rilievo Vince Gilligan, il geniale ideatore di “Breaking Bad” e del più recente sequel spin off “Better Call Saul”. Trattasi in entrambi i casi di due opere monumentali capaci di segnare il media e stravolgerlo fin dalle sue fondamenta con un incastro senza precedenti di trama mozzafiato, scelte visive fortemente caratterizzanti e un cast di assoluta eccellenza.
Paragonabili a solo una manciata di altri show divenuti immortali - come “I Soprano” di David Chase o “The Wire” di David Simon - entrambi i titoli hanno permesso a Gilligan, oltre alle star coinvolte, di acquisire man mano sempre più fama; merito anche della visibilità fornita dal servizio streaming Netflix che di fatto ha mantenuto l’esclusiva.
E proprio nel merito della piattaforma d’intrattenimento Gilligan si sarebbe espresso in un’intervista concessa a Variety per il decennale dell’ultimo episodio di “Breaking Bad”, rilasciando considerazioni che non si direbbero affatto scontate. Alla domanda su come percepisca l’accordo tra WGA e AMPTP, che di fatto ha messo fine allo sciopero degli sceneggiatori, lo showrunner ha ampliato il discorso interrogandosi su come funzioni realmente il sistema Netflix, non sapendo in alcun modo come sia capace di generare guadagno ed equiparandolo - senza mezze misure - ad una schema Ponzi.
Qui le sue esatte dichiarazioni:
«Netflix ha inventato questo sistema di streaming e tutti gli altri hanno dovuto inserirsi, a scapito del sistema precedente. L'intera faccenda sembra traballare e sta per crollare. Sciopero o non sciopero, chi può dire come evolverà la situazione? Improvvisamente, passeremo da 700 spettacoli a 100? In generale sono un po' pessimista su come andrà avanti tutto questo, perché a un certo punto gli azionisti di Wall Street chiedono che le aziende siano redditizie».
E continua dicendo: «Non so come lo streaming faccia soldi. Come si fa a monetizzare facendo 700 serie, ognuna delle quali ha dai sei agli otto episodi e solo due o tre stagioni? Immagino che Netflix sia redditizio - di certo è quello che dicono a Wall Street - ma non so come lo streaming in generale possa essere un'impresa redditizia rispetto al vecchio sistema di stagioni supportate da pubblicità con venti o più episodi. Sappiamo che il vecchio sistema funziona e che ha fatto soldi, senza alcun offuscamento contabile».
Segue appunto il paragone per nulla leggero col sistema Ponzi, noto per essere un modello economico non propriamente legale che disporrebbe ingenti guadagni per i primi investitori a scapito di quelli nuovi:
«Non capisco il sistema dello streaming, ma a volte mi sembra uno schema Ponzi. È tutto molto al di là del mio livello di conoscenza, ma c'è molta agitazione nel mondo del lavoro perché la gente si guarda intorno e si chiede: "Come funzionerà a lungo termine?". Forse non funzionerà"».
Auspichiamo che la situazione non sia tanto critica come qui ipotizzata, anche considerando i cambiamenti strutturali che lo streaming ha segnato nel modo di intendere la televisione e i meriti in termini di visibilità nei confronti dello stesso Gilligan.
Si spera pertanto - a patto di misure ancor più trasparenti ed ulteriori miglioramenti al servizio - che il sistema possa mantenersi intatto, concedendoci per il futuro ancora molti prodotti di qualità.
Giovanni Scanu