"Analizzando le cose da fare, in vista anche dell'incontro con il presidente Mattarella di lunedì, abbiamo fatto un proficuo lavoro individuando una azione di governo per migliorare la vita degli italiani, da qui a dicembre".

Così Matteo Salvini, in vista del nuovo round di colloqui al Colle per tentare di uscire dalla situazione di assoluto stallo politico che si protrae dal 4 marzo scorso.

Salvini apre anche all'ipotesi di un esecutivo a tempo con il Movimento 5 Stelle perché, dice, "mi sembra chiaro che se tutti rimangono arroccati sulle loro posizioni, sui loro veti e sui loro 'no', non se ne esce".

"Penso - ha detto dalla sede leghista di via Bellerio a Milano - che per qualche mese si possa lavorare bene e accompagnare gli italiani a scegliere il presidente del Consiglio".

DI MAIO - Dal canto proprio, Luigi Di Maio ha prima lanciato la proposta di tornare al voto con questa legge elettorale già il prossimo 24 giugno (nonostante - gli viene puntualizzato - ancora vadano sciolte le Camere e ci vogliano, dopo lo scioglimento, almeno due mesi per organizzare il voto degli italiani all'estero).

Poi ha definito l'ipotesi di un governo di "tregua" un "tradimento per gli italiani".

E il capo politico del M5S non ha mancato di sferrare un duro attacco ai partiti: "Berlusconi e Renzi sono già d'accordo, ora sarà Salvini a decidere se aiutarli o meno a fare un governo contro di noi. Stanno già cercando il pretesto, le riforme o una nuova legge elettorale. Ma una nuova legge non si può fare, ci infileremmo in un inferno, bisogna tornare subito al voto".

Governi di scopo, di tregua, cose di cui Di Maio non vuole sentir neanche parlare: "Se metteranno il presidente Mattarella nella condizione di individuare questo governo di tregua, i partiti saranno stati dei traditori del popolo. E teniamo presente che se si farà è perché Salvini si è alleato col Pd. Noi abbiamo fatto il massimo per formare un governo, ma è chiaro che in tutti questi giorni Renzi, Berlusconi e Salvini si sono sempre sentiti con lo scopo di impedirci di governare".

Interpellato sulla regola del doppio mandato, che non gli consentirebbe di ricandidarsi, Di Maio glissa: "Io sto pensando ad altro, al ritorno al voto. Se si torna al voto, si torna al voto".

Un M5S che torna dunque alle origini. Ha mostrato per due mesi il suo volto moderato, allo scopo di creare una coalizione di governo e di accreditarsi come forza politica credibile agli occhi dei cosiddetti "poteri forti" e delle istituzioni internazionali. Fallita ogni possibilità di mandare Luigi Di Maio al governo, torna a offendere e ad attaccare gli altri partiti.

E riesuma persino vecchie proposte ormai mandate in soffitta, come quella del referendum sull'euro. "Non abbiamo mai detto che volevamo fare un referendum sull'euro", aveva dichiarato Di Maio in campagna elettorale.

GRILLO - E a smentirlo arriva addirittura il garante Beppe Grillo, che rilancia la proposta del referendum sull'euro. "Voglio che gli italiani si esprimano. Le persone sono d'accordo? Esiste un piano B? Dovremmo lasciare l'Europa o no?", dichiara in un'intervista rilasciata al sito francese Putsch Magazine. Il comico parla anche dell'attuale situazione politica: "Hanno usato la democrazia per distruggerla, c'è stato un colpo di stato al contrario. A causa della legge elettorale, decisa a tavolino per impedirci di governare, ci troviamo in un vicolo cieco".

RENZI - E a Matteo Renzi non sembra vero il fatto di poter utilizzare le dichiarazioni degli stessi pentastellati per avvalorare la sua decisione di troncare il dialogo con M5S. "Per due mesi hanno fatto i bravi, gli istituzionali, oggi capiscono finalmente di non avere i numeri per Palazzo Chigi e sbroccano. Grillo addirittura torna a proporre referendum sull'euro e accusa gli altri partiti di colpo di stato per la legge elettorale, dimenticando che grazie al Rosatellum i Cinque Stelle hanno preso il 36% dei seggi nonostante si siano fermati al 32% dei voti", scrive l'ex premier sul suo profilo Facebook. E ancora: "Contrordine dal blog: il Pd torna ad essere un partito di delinquenti, non più il compagno di strada verso il governo. Sui social tornano gli insulti, le campagne di odio condotte dai finti profili, il giustizialismo. Quando vedo certe capriole sono orgoglioso di aver contribuito a evitare l'accordo tra Pd e M5S, La mia non è stata una ripicca, solo una constatazione: rispetto ai dirigenti M5S abbiamo una diversa concezione dell'Europa, del lavoro, del futuro, dei diritti e della lotta politica contro gli avversari. Non vogliamo finire la nostra esperienza politica come partner di minoranza della Casaleggio & Associati srl".

A criticare pesantemente il post dell'ex premier è Dario Franceschini, ormai nemico numero uno di Matteo Renzi all'interno del Pd: "La sua riflessione è superficiale e sbagliata. Proprio il fatto che Grillo e 5 Stelle tornino a toni populisti ed estremisti dimostra che avremmo dovuto accettare la sfida di un dialogo per portarli a rapportarsi con la realtà di un'azione di governo reale che non si affronta con grida e slogan. Come evolve un movimento che raccoglie il consenso di un terzo degli italiani riguarda anche il Pd e tutto il Paese, è miope pensare sia un vantaggio che regredisca a posizioni populiste".

(Unioneonline/L)
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