Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono pronti a riferire al Capo dello Stato, ma manca ancora il nome del premier del futuro governo giallo-verde.

I due leader si sono incontrati per un faccia a faccia pomeridiano nello studio di un commercialista nel centro di Milano, dopo il lavoro al Pirellone sui circa 20 punti del contratto di governo.

E una volta finito l'incontro i due si sono detti pronti a incontrare il Capo dello Stato.

Così hanno alzato la cornetta per chiamare Mattarella e chiedere un colloquio per poter riferire "su tutto". Domani nel pomeriggio dovrebbero salire al Colle le delegazioni dei due partiti.

Il nome del premier ancora non è emerso, ma era proprio al centro del faccia a faccia pomeridiano tra i due leader: "Mai un tecnico, sarà politico", ha precisato Di Maio.

Un nome che tuttavia ancora non è stato comunicato al Capo dello Stato.

Di Maio ha anche annullato un'intervista da Fabio Fazio questa sera, segnale chiaro che le trattative non sono ancora finite.

LE TRATTATIVE SUL CONTRATTO - In mattinata e fino alle prime ore del pomeriggio le due delegazioni hanno continuato senza sosta il lavoro sul contratto di governo.

"C'è un ottimo clima, si stanno affrontando dei temi importantissimi che rappresentano tutte le esigenze degli italiani", aveva dichiarato Di Maio lasciando il Pirellone, sede della Regione Lombardia a Milano.

"Per la prima volta nella storia si porta avanti una trattativa che mette al centro i temi - aveva detto ancora il capo politico del Movimento - e questo ci rende ancora più orgogliosi. Stiamo scrivendo la storia".

L'intesa di massima, dicono più esponenti pentastellati, c'è su 15 punti (una ventina quelli contenuti nella bozza): Flat tax, legge Fornero e lotta all'immigrazione clandestina il cuore del programma del Carroccio, reddito di cittadinanza e legge sul conflitto di interesse i cavalli di battaglia dei pentastellati. Una legge sul conflitto d'interessi che, si precisa da fonti del Carroccio, "non sarà punitiva".

C'è intesa anche sull'Ilva di Taranto (i grillini la volevano chiudere, i leghisti no) e sul taglio delle tasse, sul rilancio delle infrastrutture e il contrasto alla disoccupazione, su riduzione della burocrazia, tutela dell'ambiente e legittima difesa.

Visione comune anche sui capitoli scuola, sanità e sull'Europa.

(Unioneonline/D-L)

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