"Le sensazioni erano buone, ma mai avrei immaginato un risultato di questa portata". I numeri parlano da soli: 370mila voti in Sardegna, più del 42 per cento dei consensi, il trionfo in tutti i nove faccia a faccia con gli altri partiti. Presente da sindaco, futuro da scrivere: Mario Puddu è l'anima sarda della campagna elettorale che ha appena spedito sedici parlamentari a Roma. Non era candidato, ma nella sua Assemini un elettore su due ha scelto il M5S: "C'è un bel clima, ora però vengono le responsabilità. Dobbiamo dare risposte a chi ci ha dato tanta fiducia".

L'onda del M5S ha investito tutta Italia, nell'Isola avete fatto anche meglio.

"A livello percentuale si è raggiunto un grande risultato, ma ciò che mi ha sorpreso di più è il 9 a 0 nei collegi uninominali. Se avessi aspirato a un traguardo del genere prima delle elezioni mi sarei sentito presuntuoso".

I sondaggi soffiavano dalla vostra parte già da diversi mesi.

"Percepivo nell'aria una situazione favorevole, ma una cosa è la teoria, un'altra sono i fatti".

I fatti sono 16 parlamentari pentastellati.

"È già il momento di abbandonare la gioia e trasformare la vittoria in senso di responsabilità".

Ha vinto la protesta contro il sistema politico?

"Dove ci sono malcontento e malessere c'è più possibilità di vincere per il M5S, ma non basta. Tanti elettori si sono fidati del nostro operato e della nostra credibilità. Il moto di protesta c'è stato all'inizio, ma ora siamo di fronte a un voto consapevole dato al partito coerente, non al partito del no".

C'è il rischio di un'ebbrezza da vittoria?

"Un'ondata di voti così alta non è una sacca di potere, ma un grande tributo di responsabilità. L'alto numero di parlamentari vuol dire che possiamo davvero cominciare a cambiare le cose. Daremo voce non solo ai nostri elettori, ma a tutti i sardi".

Come sono stati scelti i candidati nei collegi uninominali?

"Non dovevano rappresentare tanto l'anima del movimento, ma l'anima dei sardi e della società isolana. Certo, l'affinità con il M5S aveva un ruolo, ma per noi era importante portare a Roma più istanze, più mestieri. Ce l'abbiamo messa tutta. E ho anche un motivo d'orgoglio personale".

Quale?

"Abbiamo un pastore deputato, Luciano Cadeddu. Sarà la sorpresa più bella. Un po' tutti in Sardegna siamo legati al mondo della pastorizia: io sono figlio di un macellaio e ho sempre avuto un rapporto molto stretto col mondo delle campagne. Eppure a livello politico ne abbiamo sentito sempre parlare per le proteste, per il blocco di via Roma, per le promesse mai mantenute. Ora li abbiamo coinvolti direttamente: chi meglio di voi può rappresentare le istanze dei pastori? Sarete i portavoce delle vostre esigenze".

Davanti alla proposta di candidatura, qualcuno ha detto no?

"Sì, qualcuno l'ha fatto. Però sono stati creati dei rapporti che daranno senz'altro frutti in futuro".

Il M5S è il primo partito d'Italia ma gli scenari sulla governabilità sono molto incerti.

"La legge elettorale non decreta un vincitore e questo è l'errore più grande. La legge migliore è quella delle amministrative perché il giorno dopo le elezioni si ha un vincitore. In tanti, anche dal Pd, ammettono che questa legge è stata fatta per danneggiare il Movimento 5 Stelle. E adesso siamo allo stallo".

Governerà Di Maio?

"È ovvio che preferirei un governo del Movimento 5 Stelle, ma vorrei che qualcuno governasse. Purtroppo i cittadini sono stati estromessi da questa legge".

Cosa farà Mattarella?

"Non lo so, è uno dei compiti del presidente. Spero che ascolti il messaggio che gli hanno mandato i cittadini".

È verosimile un'alleanza col Partito democratico?

"Alleanza è una parola alla quale siamo un po' allergici. Di Maio ha presentato un'ipotetica squadra di governo ed è quella che avrebbe Di Maio presidente del consiglio. Noi abbiamo sempre parlato di convergenza sui temi: non so chi ci potrà stare, ma alleanza, ripeto, è una parola che non ci piace".

Il crollo del Pd e della sinistra parlano chiaro: nel vostro elettorato ci sono tanti delusi del centrosinistra.

"Evidentemente il M5S si è dimostrato più attento e coerente e miglior portatore delle istanze che prima venivano fagocitate dai partiti di sinistra. Non si può essere portatori di certe richieste, come la caccia al migrante. Come fa Salvini".

Mario Puddu è di destra o di sinistra?

"Destra e sinistra sono la più grande balla su cui siamo caduti noi italiani e stiamo ancora cadendo. Io sono per il buonsenso. Diciamo che fino all'arrivo del M5S non ho mai votato a destra".

Il M5S si è imposto soprattutto nel Sud: perché questa grande aspettativa nelle fasce deboli?

"Continuo a dire che non è solo malcontento, ma una riconoscenza sulla credibilità. Lo abbiamo dimostrato in questi cinque anni in Parlamento. La gente si fida più di Di Maio che di altri, noi abbiamo mantenuto molte promesse".

All'inizio una crescita di consenso di questa portata non sembrava ipotizzabile.

"Io non me lo chiedevo proprio. D'altronde lo stesso Grillo diceva di non sapere quanto sarebbe durato il movimento. Voleva svegliare le coscienze. Poi la cosa è cresciuta e siamo arrivati dove siamo".

Perché tanta riservatezza nelle dinamiche del movimento, con una comunicazione ai minimi termini?

"Nel 2013 siamo passati da 0 al 25 per cento ed è stato merito di Beppe Grillo. C'era solo lui. È chiaro che non eravamo radicati, che i nostri portavoce a Roma si ritrovassero un po' spaesati. Ci si è dovuti strutturare. Quando devi controllare la situazione serve rigidità, perché magari dietro i clic si possono nascondere situazioni rischiose, se non dannose. Si è creato un filtro tra mondo virtuale e realtà per evitare passi falsi. Magari possono essere stati fatti errori, ma se non hai una grande struttura li devi mettere in conto".

Ora in tanti vorranno salire sul carro dei vincitori.

"Anche adesso temevamo questa eventualità e abbiamo cercato di stare attenti. Ma ci interessa la corsa delle idee e dei contributi. Ho sempre auspicato l'apertura verso la società civile, perché un gruppo politico che vuole governare non si può chiudere in se stesso. Certo, staremo attenti a non farci avvicinare dai malintenzionati".

Tra i vostri candidati eletti c'è anche chi aveva già fatto politica.

"Non abbiamo pregiudiziali in questa direzione: sbaglia chi ci accusa di eccessiva rigidità. Noi crediamo nel buonsenso. Per esempio, Pino Cabras e Gianni Marilotti avevano già fatto politica e per noi sono energie importanti".

Che istanze porteranno i parlamentari sardi a Roma?

"I nostri venti punti programmatici calati nella realtà sarda. Poi si toccheranno i temi specifici con la filosofia del M5S".

Tra meno di un anno ci sono le elezioni regionali. Partite dal 42 per cento dei consensi.

"Non mi piace pensare questo, perché se cominci da favorito hai solo da perdere. Un anno è lunghissimo e siamo al punto zero. Diciamo che è meglio avere una base di partenza buona, ma è ancora tutto da fare".

In tanti l'accostano già alla presidenza della Regione.

"Fino a maggio 2018 rimango concentrato sul mio ruolo da sindaco di Assemini, un compito onorevole. Il resto si vedrà, sono gli iscritti a prendere le decisioni: io di sicuro continuerò a credere nelle cose in cui credo. Nel Movimento 5 stelle e nell'amore per la nostra terra".

Parla di maggio perché si vota ad Assemini: Puddu sarà ancora candidato sindaco?

"Non lo so ancora, anche lì dovranno essere prese delle decisioni".

Giulio Zasso
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