Tony Chike Iwobi è il primo senatore di colore eletto in Italia nella storia della Repubblica.

È arrivato a Cagliari assieme ai colleghi del Comitato Parlamentare per l’immigrazione - Elena Testor, senatrice di Forza Italia, e i pentastellati Rosalba Cimino e Filippo Giuseppe Perconti - presieduto da Eugenio Zoffili, di casa in Sardegna per il suo lungo impegno nell’Isola come Commissario regionale del partito di Matteo Salvini che ha trainato la coalizione di centrodestra alla vittoria in Regione con presidente Christian Solinas.

Nel corso del recente vertice a Cagliari la delegazione della Bicamerale si è detta pronta a intervenire sul fenomeno dei cosiddetti sbarchi fantasma chiedendo più uomini tra le forze dell'ordine.

"Nonostante le tantissime assunzioni completate da Salvini quando era al Viminale – ha detto Zoffili – la situazione deve essere tenuta sotto controllo per evitare un aumento esponenziale degli sbarchi fantasma, che creano anche il problema, sollevato dai sindaci durante il vertice, dello smaltimento delle carrette del mare, quasi sempre abbandonate sui litorali".

Su questi temi l’Organismo presieduto da Zoffili ha convocato giovedì scorso in audizione il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per esporre i dati e cercare soluzioni urgenti perché se le forze dell'ordine si occupano dei barchini non possono assicurare un organico adeguato per garantire la sicurezza dei cittadini sardi e la realtà di questi giorni è ormai diventata preoccupante.

Da sinistra: Tony Iwobi, Rosalba Cimino, Filippo Giuseppe Perconti, Elena Testor, Eugenio Zoffili e Christian Solinas (foto L.P.)
Da sinistra: Tony Iwobi, Rosalba Cimino, Filippo Giuseppe Perconti, Elena Testor, Eugenio Zoffili e Christian Solinas (foto L.P.)
Da sinistra: Tony Iwobi, Rosalba Cimino, Filippo Giuseppe Perconti, Elena Testor, Eugenio Zoffili e Christian Solinas (foto L.P.)

La presenza del senatore di origine nigeriana è significativa per tante ragioni.

Intanto perché la mafia di quel Paese africano si sta espandendo anche in Sardegna e poi perché la questione razzismo è venuta prepotentemente alla ribalta per le ultime vicende legate all’istituzione della Commissione contro l’odio razziale, proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre, e agli insulti odiosi contro Mario Balotelli, italiano, e campione di calcio, ma con la pelle scura.

Subito colpisce la simpatia, il calore e la spontaneità di questo politico della Lega che per il partito di Salvini segue i problemi dell’immigrazione e della sicurezza.

Un passato come consigliere e assessore a Spirano, in provincia di Bergamo, laureato in scienze applicate con indirizzo informatico, Tony Chike Iwobi viene eletto al Senato nel 2018, l’ennesima mossa di Matteo Salvini per scardinare il luogo comune che vorrebbe etichettare la Lega come forza politica di matrice razzista.

Lo abbiamo intervistato dopo l’importante missione nel Sud Sardegna.

Più dicono che la Lega è razzista, più Matteo Salvini guadagna consensi. Che fenomeno è?

"Salvini ha contribuito a svegliare la coscienza popolare e quindi la gente comincia a pensare con la propria testa. Coloro che ci definiscono razzisti sono i primi a esserlo in realtà. Hanno creato un disagio notevole nella società italiana con le loro tesi sulle politiche migratorie. L’immigrazione, in quanto tale, è un tema molto importante per l’umanità poiché nessuno potrà mai cancellarla, ma va regolamentata ed è un compito della politica: quello che Matteo Salvini ha cercato di fare da ministro dell’Interno e che continuerà a fare oggi e nel prossimo futuro".

In un Paese che amava alla follia Gary Coleman, protagonista della serie tv "Il mio amico Arnold", le pare possibile che ci sia una deriva razzista?

"Al giorno d’oggi c’è un abuso indiscriminato delle parole e la sinistra, ormai orfana di argomentazioni, le utilizza per nascondere la sua ignoranza. Questo è razzismo. Non si può dare seguito ad una modalità di comportamento grave e offensivo mirato a discriminare la persona o un gruppo di persone che la pensano in modo differente da loro. Non ci sto".

Lei è originario della Nigeria quindi conosce bene quella realtà. Cosa ci può dire del fenomeno della mafia nigeriana?

"È una questione molto delicata da analizzare. Parto sempre da questo presupposto: ogni nazione ha il diritto sacrosanto di tutelare la sicurezza dei cittadini che deve amministrare. Se la mafia nigeriana ha messo radici in Italia vuol dire che il Governo è stato assente nella vigilanza di questo fenomeno. Ma c’è un altro fattore di grande importanza che riguarda l’informazione: la stampa non può dipingere tutti gli stranieri come mafiosi. C’è una parte sana di nigeriani e di stranieri residenti in Italia che hanno contribuito al progresso socio-economico di questo Paese. Dobbiamo parlare anche dell’altra faccia della medaglia dell’immigrazione, quella sana, composta da persone perbene e laboriose. Matteo Salvini ha dimostrato che la mafia nigeriana si può arginare se si attua una politica mirata al rispetto delle leggi. Io stesso sono stato relatore di un provvedimento per la stipula di un accordo bilaterale tra Nigeria e Italia sui detenuti nigeriani che è stato recentemente ratificato. Ma perché non viene applicato? È una cosa gravissima e questo succede perché manca l’impegno dei governi sul fronte della sicurezza, solo Matteo Salvini si è speso durante il suo mandato per tutelare la tranquillità dei cittadini italiani e ora, purtroppo, vogliono rimettere tutto in discussione".

C’è un futuro nell’Africa di oggi oppure un giovane di questa Nazione è costretto ad andare via dalla sua terra natale?

"Serve una collaborazione forte tra Stati: accordi bilaterali in ambito commerciale e investimenti in quei Paesi perché chi va a investire nei Paesi africani crea lavoro per sé e per le popolazioni locali. L’Africa non ha bisogno di carità, è una terra che vuole crescere insieme a chi vuole investire e creare sviluppo per tutti".

Salvini, in poco più di un anno da vicepremier, era riuscito a ridurre gli sbarchi del 90% rispetto al periodo precedente. Ora stanno di nuovo aumentando. Cosa bisognerebbe fare prioritariamente?

"Credo sia necessario proseguire nell’impronta lasciata da Salvini che ha dimostrato che l’immigrazione clandestina si può arginare. Sono due, secondo me, le macroricette da mettere in campo per affrontare il problema. Da un lato chiudere immediatamente il tunnel della morte: infatti, secondo i dati ufficiali, nel Mediterraneo sono morte in 4 anni più di 19.000 persone, un cifra tragica derivante dal traffico di esseri umani che potrei definire oggi una forma di schiavismo moderno. Dall’altro incentivare e ampliare gli accordi bilaterali tra Paesi per favorire lo sviluppo in loco con particolare riferimento ad Algeria, Nigeria e Ghana dai quali provengono la maggior parte dei flussi migratori, senza dimenticare il Sud America e i Paesi poveri dell’Est e del Medio Oriente".

Sugli insulti a Balotelli, qualche osservatore pensa che la curva e l’ambiente talvolta di competizione esasperata nel calcio portino a eccessi deprecabili che fuori dallo stadio non troverebbero espressione.

"Io condanno a priori gli insulti verso qualsiasi persona, al di là dell’appartenenza politica o del colore della pelle. Gli insulti vanno sempre condannati. Attenzione però a non esagerare. La tifoseria è sempre esistita, non strumentalizziamo l’uso delle parole forti contro i giocatori di colore Sono fenomeni che esistono da sempre, vecchi quanto il gioco del calcio e mai in passato è stata fatta una crociata contro la goliardia sugli spalti nell’epoca in cui non vi erano ancora giocatori di colore con la conseguenza che l’ironia di certa terminologia ricadeva soltanto sui giocatori italiani e sugli arbitri. Ci hanno fatto pure dei film di successo e nessuno si è mai scandalizzato. È un fenomeno di costume che deve restare tale senza mai scadere nell’insulto o nella violenza. Si scherza, si ride e poi fuori dallo stadio ci si abbraccia come fratelli, ance se di squadre avversarie. Certo è che se questi avvenimenti dovessero continuare con la volgarità che ha caratterizzato la vicenda Balotelli bisognerebbe intervenire severamente. Sicuramente per debellare alla fonte questi rigurgiti d’odio sarebbe necessario attuare tre riforme strutturali: quella giudiziaria, per garantire pene certe ai trasgressori, quella politica, per garantire la governabilità del Paese, e quella dell’informazione di cui nessuno parla più. È necessario che un popolo possa contare su una sistema informativo corretto e senza censure".

Alla senatrice a vita Liliana Segre è stata assegnata la scorta. Qual è il suo punto di vista sugli avvenimenti di questi giorni?

"Credo che l’Italia sia dotata di un ordinamento giuridico molto fermo sui reati di matrice razziale. Una commissione parlamentare non credo abbia senso se non quella di dare spazio e importanza a pochi incivili che invece vanno perseguiti in modo esemplare, senza sconti, con gli strumenti legislativi che i padri fondatori della Costituzione ci hanno lasciato in eredità. Bisogna agire con l’istruzione e la formazione dei giovanissimi fin dalle prime classi della scuola primaria e anche dell’infanzia e la Lega, quando era al governo, ha fatto molto per la reintroduzione dell’educazione civica nei programmi scolastici. Inoltre a breve Matteo Salvini incontrerà privatamente la senatrice Segre che lui stima molto, un esempio di saggezza che può insegnare tanto a tutti noi".

L’altro giorno si è sfogato sui social per gli insulti che ha ricevuto e ha anche denunciato il fatto che i mass media non si siano interessati al caso. Non tutti perché l’Unionesarda.it ha riportato la notizia. Che significato ha per lei questa vicenda?

"Sono contento che l’Unionesarda.it ne abbia parlato vuol dire che fa una buona e corretta informazione.

È una vicenda che va avanti da un po' di anni. Io ho sempre pensato con la mia testa e non ho mai voluto esasperare i singoli episodi proprio per disinnescare l’eventuale acuirsi di fenomeni seriali di odio utilizzando l’arma dell’indifferenza e della tolleranza, ma ora hanno proprio esagerato e quindi mi sono sfogato. Purtroppo quando gli insulti sono indirizzati a me o ad altri esponenti della mia parte politica nessuno dice niente, mentre se gli attacchi arrivano a sinistra allora ogni evento diventa un caso nazionale. Non è giusto. Gli insulti non possono avere colore politico: la condanna dev’essere sempre unanime, ferma e decisa".

L.P.
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