Mario Draghi convocato alle 12 al Colle. E' lui il personaggio "di alto profilo", la principale riserva su cui punta il presidente della Repubblica per salvare un Paese rimasto senza governo.

L'ipotesi Conte ter, quella più semplice per sbloccare l'impasse, è affogata in un oceano di veti e controveti: i tempi supplementari affidati dal Quirinale Roberto Fico non bastano. "Permangono distanze alla luce della quali non ho registrato unanime disponibilità per dare vita alla maggioranza", è costretto a riconoscere il presidente della Camera. Si consuma definitivamente in un vertice fra big la rottura, ed è sui "nomi", esplicita Renzi. E mentre si assiste attoniti al fallimento della trattativa, le responsabilità vengono scaricate: Italia Viva le addossa al Pd e 5S e dice che ora non resta che affidarsi "alla saggezza del Capo dello Stato". I Dem al contrario caricano sulle spalle di Renzi il peso della crisi: "Inspiegabile", il suo atteggiamento. Voleva solo le "poltrone", accusa il M5s.

Per il capo dello Stato altro tempo non c'è, né per discutere né tantomeno per andare a votare tra comizi, iter tecnici, urne e poi le nuove consultazioni, l'elezione dei presidenti di Camera e Senato (qui il discorso integrale). Ai sostenitori delle urne a tutti i costi ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, che "le elezioni non consistono soltanto nel giorno in cui ci si reca a votare" e che "dallo scioglimento delle Camere nel 2013 sono trascorsi quattro mesi, nel 2018 sono trascorsi cinque mesi".

"Mesi cruciali" in questo momento, che il Paese dovrebbe affrontare con un governo senza funzioni. Non c'è tempo, conclude, lanciando un appello alle forze politiche "perché conferiscano la fiducia ad un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica". "Tempestività" è una delle parole chiave.

IL TAVOLO - E' stato Montecitorio il teatro di uno spettacolo andato avanti per 48 ore con un gioco tutto al rialzo da parte di Italia Viva. Dopo aver litigato sulla revisione del reddito di cittadinanza e la richiesta di usare il Mes avanzata da Iv, l'ultimo scontro è sulla giustizia. Ma a far saltare tutto sono i nomi.

La richiesta del senatore di Rignano è di sostituire Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina, entrambi 5s: ma il Movimento è irremovibile, il responsabile della Giustizia e della Scuola non si toccano. Nel mirino anche Arcuri e Parisi, e ad aumentare la tensione c'è il niet degli alleati a lasciare la guida del delicato dicastero del Lavoro a Teresa Bellanova. E ancora prima si era registrato il no sempre 5S all'ingresso di Maria Elena Boschi al governo.

Niente da fare per Renzi che giura, anche nel corso di una riunione lampo con i suoi, di lavorare "all'intesa fino all'ultimo" e scarica sugli ex alleati le responsabilità della rottura delle trattative: "Non stanno concedendo nulla" e men che meno "vogliono mettere nulla per iscritto", dice. E in effetti non ci sarà a sera neanche un "verbale" che renda conto delle posizioni di vari partiti. Ma attribuire la frattura a questo sarebbe una "barzelletta", scrive in chat ai suoi l'ex sindaco di Firenze. Eppure sembra che le cose siano andate proprio così.

(Unioneonline/D)
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