Trump condannato, il comizio show: «Una farsa, Stato fascista»
L’ex presidente grida al complotto, in poche ore dopo il verdetto ha raccolto la cifra record di 34,8 milioni di dollariUn «processo farsa truccato» in un Paese «fascista» orchestrato da Joe Biden, con un pm «fazioso» e un giudice «corrotto» che «sembra un angelo ma è un vero diavolo».
All'indomani dello storico verdetto di colpevolezza per il caso pornostar, prima condanna penale per un ex presidente americano, Donald Trump ribadisce la sua innocenza preannunciando appello e rilancia i suoi attacchi a 360 gradi.
Lo fa con un comizio show di 40 minuti dal fortino della sua Trump Tower, da cui nel 2015 annunciò la sua discesa in campo. La strategia di Trump resta la stessa: gridare al complotto per far salire le donazioni presentandosi sul sito web ufficiale della campagna come «un prigioniero politico». Per ora sembra funzionare, se ha raccolto in poche ore dopo il verdetto la cifra record di 34,8 milioni di dollari. Il suo social Truth però ne risente, crollando in Borsa.
«Tutto arriva dalla Casa Bianca, da Joe Biden e dai suoi», ha accusato il tycoon, definendo il suo rivale «il presidente più stupido, incompetente e disonesto della storia». Quindi gli strali contro giudice, pm e un processo «molto iniquo» (nonostante 12 giurati lo abbiamo ritenuto colpevole all'unanimità oltre ogni ragionevole dubbio) dove ha spiegato di non aver testimoniato perché «se dici qualcosa di lievemente sbagliato ti perseguono poi per falsa testimonianza».
«Se fanno questo a me, lo possono fare a tutti. Tutto questo è più importante di me e della mia presidenza, sto lottando per la nostra Costituzione. A nessun presidente dovrebbe capitare quella che sta capitando a me», ha concluso, ribadendo che «il giorno più importante della storia Usa sarà il prossimo 5 novembre», l'Election day, quando ci sarà «il vero verdetto». Poi ha confermato che farà «ricorso contro questa truffa. Faremo ricorso su diverse basi: non ci ha permesso di chiamare i testimoni, non ci ha permesso di parlare, non ci ha permesso di fare nulla, il giudice è un tiranno».
«Trump minaccia la democrazia e mette in discussione il nostro sistema giudiziario», ha commentato su X Biden. «Quello che è successo ieri a New York dimostra che nessuno è al di sopra della legge... dire che un processo è truccato quando non ci piace il verdetto è pericoloso e irresponsabile», ha poi dichiarato il presidente, la cui campagna però ora rischia di essere minata dai due processi che attendono il figlio Hunter (a giugno per una pistola illegale e a settembre per evasione fiscale).
Gli esperti si dividono sugli effetti della condanna, soprattutto tra le donne, ma i sondaggi segnalano che già nei mesi scorsi una fetta dell'elettorato era pronta a rivedere il suo voto in caso di condanna in uno dei quattro processi: una percentuale variabile, ma potenzialmente decisiva in un duello testa a testa anche negli Stati in bilico. La pena - l'improbabile carcere sino ad un massimo di 4 anni, gli arresti domiciliari o una multa - sarà decisa l'11 luglio: durante il vertice Nato a Washington, con una parata di leader stranieri, e quattro giorni prima della convention repubblicana che dovrebbe incoronare Trump “nominee".
(Unioneonline/D)