Medici Senza Frontiere torna a operare con attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo per salvare le vite di migranti e rifugiati che tentano la traversata dalla Libia.
Opererà con una propria nave, la Geo Barents: "Nel Mediterraneo centrale si continua a morire, in un desolante vuoto di capacità di soccorso. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità facendo la nostra parte per fermare queste tragedie”, le parole della presidente di Msf Claudia Lodesani. 

Da inizio anno, sottolinea Msf, più di 500 uomini, donne e bambini sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale: "Il nostro ritorno nel Mediterraneo, per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non-assistenza da parte dell'Europa, che condannano le persone a morire in mare - continua Lodesani -. Negli anni i governi europei, in particolare Italia e Malta Stati costieri più coinvolti, hanno progressivamente abbandonato l'attività di ricerca e soccorso, hanno smesso di assistere le persone in pericolo e hanno deliberatamente ostacolato, se non criminalizzato, l'azione salvavita delle organizzazioni in mare. Queste politiche hanno lasciato alla deriva migliaia di uomini, donne e bambini, a rischio di annegare lungo il confine meridionale d'Europa”.

 Msf chiede dunque di interrompere al più presto il supporto dell'Europa alla guardia costiera libica e al ritorno forzato delle persone in Libia, e che venga ripristinata una efficiente capacità di ricerca e soccorso per fermare le morti in mare: "Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa catastrofe deliberata - conclude Lodesani -. Il supporto dell'Europa a questo drammatico ciclo di sfruttamento e sofferenza deve cessare al più presto. Gli Stati membri devono garantire che venga riattivato con urgenza un meccanismo di ricerca e soccorso dedicato e proattivo, guidato dagli Stati, nel Mediterraneo centrale”.

(Unioneonline/D)

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