Ancora quasi 50mila casi nelle ultime 24 ore, con 8mila nuovi ricoveri e 179 decessi. La Gran Bretagna rischia di arrivare a 100mila infezioni giornaliere nel prossimo inverno, ma per il momento il governo di Boris Johnson non ha intenzione di prendere misure di contenimento.

“La pressione sul servizio sanitario c’è, ma per ora regge”, ha detto il ministro della Sanità Sajid Javid, quando invece è stato lo stesso Nhs a lanciare l’allarme chiedendo di attivare subito il piano B, quello che prevede il ritorno non a un vero e proprio lockdown ma ad alcune restrizioni come l’utilizzo delle mascherine al chiuso.

Con il freddo alle porte, il liberi tutti senza mascherine neanche al chiuso e i primi vaccinati che iniziano a perdere la copertura immunitaria, il Regno fa i conti con una nuova impennata di contagi.

Ma il copione a Londra sembra ripetersi a ogni ondata: da un lato l'Nhs - già alle prese con difficoltà strutturali e con i pazienti di altre patologie rimasti in attesa proprio a causa della pandemia - chiede a Johnson di adottare delle misure di prevenzione prima che sia troppo tardi. Dall'altro il premier, da sempre restio (fin quando non ha rischiato lui stesso la vita per il Covid) a limitare le libertà dei suoi concittadini, che fa sapere che "ancora non serve".

Gli occhi dell’Europa sono puntati sulla Gran Bretagna per due motivi. E’ stata la prima a vaccinare massicciamente, quello che succede qui oggi potrebbe accadere da noi tra qualche mese. E si fa avanti una nuova variante (la AY4.2, o Delta+).

Nel Regno è polemica anche per la lentezza nell’immunizzazione dei giovani (basti pensare che dopo una partenza sprint ora ha meno vaccinati dell’Italia) e nella distribuzione delle terze dosi. Questo è il piano A, e va avanti a rilento. 

Del piano B per ora non se ne parla, ma pare esista un numero “segreto” di decessi quotidiani che il governo è disposto ad accettare prima di far scattare l’allarme. La quota fissata è 250, e ormai è molto vicina. 

(Unioneonline/L)

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