La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso per ora di non sospendere la legge del Texas, appena entrata in vigore, che proibisce l’aborto dopo 6 settimane di gravidanza, anche nel caso di stupro o incesto. I nove giudici sono risultati molti divisi: quattro erano contrari al verdetto. Il collegio ha comunque invocato “questioni di procedura complesse e nuove”.

La legge in discussione, nota come Heartbeat Act, viene considerata una delle più restrittive di sempre, ma il no ella Corte ha suscitato l’ira del presidente americano. “Questa legge estrema del Texas – ha tuonato Joe Biden - viola apertamente il diritto costituzionale stabilito dalla sentenza della corte suprema Roe v. Wade e confermata come precedente per quasi mezzo secolo”. Sul caso è intervenuta anche Hillary Clinton, che ha denunciato l'inazione della Corte suprema, che "col favore delle tenebre, scegliendo di non fare nulla, ha consentito che un bando incostituzionale sull'aborto entrasse in vigore".

L'Heartbeat Act vieta l'aborto dalla sesta settimana, quando molte donne non sanno ancora di essere incinta ma sarebbe già individuabile il battito cardiaco del feto. Un'espressione, quest'ultima, che secondo molti esperti sarebbe fuorviante, perché a questo stadio è rilevabile solo "una porzione di tessuto fetale che diventerà il cuore mentre l'embrione si sviluppa". L'unica eccezione è per emergenze documentate per iscritto da un medico, ma non per gravidanze frutto di stupri e incesti.

Non solo: la legge consente a qualunque cittadino di fare causa a tutti coloro che "aiutino o favoriscano" un aborto illegale, ottenendo sino a 10mila dollari di danni in una corte civile.

(Unioneonline/s.s.)

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Manifestanti scendono in strada a Houston contro la legge antiabortista

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