Jimmy Lai è stato giudicato colpevole, insieme ad altri due attivisti pro-democrazia di Hong Kong, per l’incitamento alla partecipazione alla veglia dell’anno scorso in memoria dei fatti sanguinosi di piazza Tienanmen. La sua presenza alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, secondo il giudice Amanda Woodcock, “è stato un atto deliberato per raccogliere sostegno e pubblicizzare l’assemblea non autorizzata che ne è seguita”.

Insieme al magnate dei media, 74 anni, sono finiti alla sbarra l'ex giornalista Gwyneth Ho e il noto avvocato per i diritti Chow Hang-tung.

Le persone accusate dalle autorità di Hong Kong sono in tutto una trentina: nonostante il divieto della polizia avevano preso parte, il 4 giugno dell’anno scorso, alla manifestazione per ricordare le vittime della repressione del 1989 da parte di Pechino. La determinazione della condanna arriverà successivamente, i tre a processo hanno sostenuto di essere andati ad accendere candele “a titolo personale” e di non aver incitato altri a partecipare.

Per Amnesty International si tratta di verdetti che rappresentano l'ultimo "attacco ai diritti alla libertà di espressione e di riunione" a Hong Kong, poiché le autorità hanno criminalizzato una "manifestazione pacifica e socialmente distanziata".

(Unioneonline/s.s.)

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