Israele non accenna dietrofront e resta a Gaza con tank e soldati, espandendo ulteriormente le operazioni di terra. A 24 ore dall'ingresso nella Striscia, le truppe sono attestate nel nord dell'enclave palestinese. Per il premier Benyamin Netanyahu non cambiano le due “stelle polari” delle sue truppe: «Demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi». Ma da Gaza il capo della fazione palestinese Yahyia Sinwar, ha annunciato di essere «pronto ad un accordo immediato per uno scambio dei prigionieri», giocando la carta del “tutto per tutto”: tutti gli ostaggi israeliani (saliti a 230) per i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, che sono circa 7mila. Una proposta rispedita al mittente dallo Stato ebraico, con il portavoce militare Daniel Hagari che l'ha liquidata come "terrorismo psicologico". Ma sulle responsabilità per l’attacco a sorpresa di Hamas ai vertici di Israele ci sarebbero le prime crepe: su Facebook Netanyahu ha scritto di non essere stato avvertito dall'intelligence militare nè dallo Shin Bet (sicurezza interna) sulla possibilità di una guerra. La radio militare ha replicato che ricevette invece avvertimenti sull'eventualità di attacchi dell'asse Iran-Hezbollah-Hamas, divenuti "più aggressivi" per via delle lacerazioni in Israele. Il premier ha poi cancellato il post dai social, tornando sui suoi passi: «Mi sono sbagliato. Le cose che ho detto dopo la conferenza stampa non dovevano essere dette e mi scuso per questo. Sostengo pienamente tutti i capi dei servizi di sicurezza così come il capo di stato maggiore, i comandanti e i soldati dell'esercito che sono al fronte e combattono per il nostro Paese».

Nel frattempo non c’è tregua per i bombardamenti, con le forze israeliane combinate e operative da ieri sera al nord della Striscia: sul posto mezzi corazzati, genieri e fanteria con l'obiettivo di rimuovere ogni resistenza, demolire le postazioni di lancio di missili anti tank e mortai, oltre a neutralizzare il più possibile la rete dei tunnel di Hamas e privare la Striscia di ogni copertura internet per non consentire le comunicazioni.

Sull'interruzione di internet Elon Musk ha offerto il sistema satellitare Starlink di SpaceX per le connessioni delle ong umanitarie riconosciute che operano a Gaza. Una posizione rigettata da Israele che «farà ricorso a tutti i mezzi a nostra disposizione per ostacolarla». Ad incattivire ancor di più lo scontro diplomatico ci ha pensato il presidente turco Erdogan: Israele fermi «questa follia» e «fermi gli attacchi», ha invocato. Poi ha insistito aggiungendo che è l'Occidente «il principale responsabile del massacro» a Gaza ad opera di Israele e per questo la Turchia sta lavorando per dichiarare lo Stato ebraico «criminale di guerra». E se la copertura internet era garantita dal patron di “X”, nelle ultime ore le comunicazioni telefoniche e Internet a Gaza sono gradualmente tornati a funzionare.

(Unioneonline/v.f.)

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