Un «mercenario», un «giovane senza ideali», uno che «ha combattuto dalla parte sbagliata». D’altronde, «sono i rischi della guerra».

Ondata di commenti contro Manuel Mameli, il 25enne di Selargius morto in Ucraina sotto i bombardamenti russi. Arrivano per lo più da chi sostiene Mosca nel conflitto in corso in Ucraina, e non tengono conto di quel minimo di rispetto e pietà che si dovrebbe avere per chi comunque è morto in battaglia, in nome dei propri ideali. E non certo per uno stipendio che, come rivelò un foreign fighter britannico, si aggira intorno ai 220 euro al mese.

A sua difesa sono intervenuti gli stessi familiari di Manuel. A partire dalla sorella: «Mentre certi commentano con cattiveria e ignoranza da dietro uno schermo, mio fratello ha avuto il coraggio di metterci la faccia, la pelle, la vita. Anche non per la sua patria. Lui ha scelto di difendere ciò in cui credeva, e ha avuto più dignità in un solo giorno di quanta molti ne abbiano in una vita intera. Non è un “mercenario”. È un uomo. È un figlio. È un fratello».

Stesso concetto espresso dalla zia: «Ci vuole niente per infangare una persona, leggo certi commenti da brivido, ma avete un cuore? Una coscienza? Mio nipote è fino a prova contraria un essere umano, voi lo conoscete? No, non conoscete Manuel, allora tappatevi la bocca e non dettate sentenze, vi dovete solo vergognare».

(Unioneonline)

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