«Gaza riviera del Medio Oriente, via i palestinesi»: il piano choc di Trump piace solo a Netanyahu (e a Salvini)
Proposta bocciata da tutte le cancellerie europee, dallo stesso Tajani, mentre Meloni sceglie la linea del silenzio e la Lega guarda «con grande attenzione» all’idea del tycoonBenjamin Netanyahu e Donald Trump (Ansa)
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Gaza riviera del Medio Oriente sotto il controllo degli Stati Uniti, con i palestinesi da ricollocare in massa in altri Paesi, in particolare Egitto e Giordania.
Un piano shock quello di Trump, una proposta molto azzardata che ha suscitato lo sdegno dei leader di quasi tutto il mondo, eccezion fatta per l’amico Benjamin Netanyahu, che intanto ha fatto come gli Usa ritirando il suo Paese dal Consiglio Onu per i Diritti Umani e ha detto che il pianto del tycoon «cambierà la storia».
Da giorni Trump parlava di un ricollocamento di massa dei palestinesi in altri Paesi. «Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere. I palestinesi adorerebbero andarsene», aveva detto nello Studio Ovale prima dell'incontro con Netanyahu. Ma mentre prima Trump sembrava ipotizzare un ritorno degli sfollati dopo la ricostruzione «in un posto bello, con case bellissime e dove possono essere felici e non essere colpiti, uccisi o accoltellate a morte», in conferenza stampa con il premier israeliano è sembrato suggerire che i palestinesi se ne vadano per sempre per lasciare il posto «alle persone del mondo» che faranno a gara per accaparrarsi una proprietà nella nuova Striscia.
Nessun presidente americano aveva mai pensato di risolvere il conflitto israelo-palestinese prendendo il controllo di Gaza e sfrattandone la popolazione per un periodo o per sempre. Inoltre, non è chiaro se questo piano prevede il dispiegamento di truppe militari in territorio palestinese.
La Casa Bianca ha chiarito che il presidente «non si è ancora impegnato nell'invio di solidati», dove la parola chiave è "ancora". Il progetto, poi, di trasferire gli 1,7 milioni di civili che vivono a Gaza potrebbe violare la Convenzione di Ginevra sui diritti umani che gli Stati Uniti hanno sottoscritto.
Perché se una parte di palestinesi probabilmente sceglierebbe di lasciare la loro terra ricostruire la propria vita altrove - dall'ottobre 2023 lo hanno già fatto in 150.000 - migliaia di altri non possono farlo o per mancanza di mezzi finanziari o per attaccamento. E dove andrebbero? Egitto e Giordania continuano dire di non voler accogliere palestinesi nei loro territori, soprattutto alla luce del progetto di espulsione forzata di Trump, mentre il presidente americano si è detto convinto che alla fine accetteranno.
E nonostante le critiche piovute da tutto il globo - dall'Europa al Medio Oriente, Hamas in testa - il tycoon ha espresso fiducia che «il suo piano piace a tutti». Per Netanyahu il «progetto di Trump per Gaza potrebbe cambiare la storia», mentre l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha frenato avvertendo che serve il consenso dei palestinesi.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha chiarito che «qualsiasi pace duratura richiede progressi tangibili, irreversibili e permanenti verso la soluzione dei due Stati, la fine dell’occupazione e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, con Gaza come parte integrante».
Duro il presidente francese Emmanuel Macron, che in una telefonata con l’omologo egiziano Al Sisi ha affermato che «qualsiasi sfollamento forzato della popolazione palestinese da Gaza e Cisgiordania sarebbe inaccettabile» e costituirebbe «una grave violazione del diritto internazionale e un fattore di destabilizzazione».
L’idea è stata “impallinata” anche da Londra e Berlino. I palestinesi, ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Lammy nel corso della sua visita a Kiev, devono poter «vivere e prosperare a Gaza e in Cisgiordania», il Regno Unito «è sempre stato chiaro nella sua convinzione di dover cercare la soluzione dei due Stati».
Molto netta la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. «La popolazione civile non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente. È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme est, appartiene ai palestinesi, poiché queste terre costituiscono la base per un futuro Stato palestinese».
Le cancellerie di mezzo mondo hanno condannato il piano di Trump: Australia, Turchia, Brasile, Indonesia, Cina.
Di piano «scioccante» parla il ministero degli Esteri iraniano, che boccia in toto l’intenzione di Trump di «prendere il controllo di Gaza e sfollare con la forza i palestinesi», Si tratta, afferma, di «una continuazione del piano mirato del regime di Israele di annientare completamente la nazione palestinese, ed è categoricamente respinto e condannato».
Il piano, scrive il New York Times svelando i retroscena della vicenda, ha scioccato «persino i più alti dirigenti della Casa Bianca e del suo governo». E ha sorpreso anche il premier israeliano. All'interno dell'amministrazione, inoltre, non c'erano stati incontri con il dipartimento di stato o il Pentagono, come normalmente accadrebbe per qualsiasi seria proposta di politica estera, per non parlare di una di tale portata.
In Italia
E in Italia? Giorgia Meloni sceglie la linea del silenzio, Antonio Tajani ribadisce che la posizione del nostro Paese è per i due popoli e i due Stati. L’unico a sposare l’idea di Trump è Matteo Salvini, la Lega fa sapere di guardare «con grande attenzione» al suo piano per Gaza. Insomma, i tre principali partiti di governo sono tutt’altro che allineati.
Dall’opposizione il Pd parla di piano «folle e criminale». Sulla stessa linea M5s, «un delirio fuori dal diritto internazionale e dalla stessa realtà». Per Avs è una «proposta vergognosa», anzi, «va garantito il diritto dei palestinesi a vivere nella loro terra e ad avere uno Stato indipendente».
(Unioneonline/L)