Mentre l’Ucraina sembra pronta a prepararsi alla guerra, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiesto alla Russia "segnali immediati di de-escalation" nella crisi, prima di recarsi a Kiev e poi a Mosca. "Noi ci aspettiamo da Mosca segnali immediati di de-escalation", ha detto, sottolineando che "una nuova aggressione militare avrà delle conseguenze pesanti per la Russia". 

De-escalation è l’appello lanciato anche dai ministri delle Finanze del G7: “La nostra priorità immediata è sostenere gli sforzi per una de-escalation della situazione" ma se Mosca intensifica l'azione militare il G7 "è pronto a imporre collettivamente sanzioni economiche e finanziarie con conseguenze enormi e immediate sull'economia russa", affermano. 

Dopo lo stallo nelle trattative ai massimi livelli, con il colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin che ha portato solo alla generica promessa di proseguire con il dialogo, nelle ultime ore, dalla Lituania è atterrata una fornitura del sistema missilistico anti-aereo Stinger, mentre altre 180 tonnellate di munizioni le hanno trasferite gli Stati Uniti, per un totale di circa 1.500 dall'inizio della crisi.

"Nessuno dovrebbe sorprendersi se la Russia creerà un incidente per giustificare l'azione militare che aveva pianificato da sempre", ha ribadito il segretario di Stato americano Antony Blinken, tornando a lanciare l'allarme sul "falso pretesto" per invadere l'Ucraina. Il coordinamento con gli alleati del presidente ucraino Volodymyr Zelensky resta costante. Dopo un colloquio in tarda mattinata con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che gli ha ribadito la solidarietà dei 27, è arrivato un nuovo briefing con il presidente Joe Biden, che lo ha aggiornato dopo la telefonata con Putin.

La Casa Bianca ha ribadito che in caso di aggressione russa la risposta avverrà "in modo rapido e deciso", spiegando che i due leader hanno concordato "sull'importanza di continuare a perseguire la diplomazia e la dissuasione".

Dall'accostamento del ministro della Difesa britannico Ben Wallace tra le trattative con Putin e la Conferenza di Monaco, che nel 1938 segnò la resa diplomatica al regime nazista di Adolf Hitler, alla Polonia che annuncia i preparativi per un'ondata di rifugiati in caso di conflitto attraverso il confine con l'Ucraina, gli alleati cercano stavolta di non farsi prendere in contropiede dalle mosse di Mosca. Che, per il momento, si limita a osservare il caos. 

ALLEN: “CRISI CREATA DA PUTIN” – Per John Allen, presidente del Brookings Institution ed ex comandante delle forze Nato in Afghanistan, il conflitto in Ucraina è per molti aspetti già iniziato: "Bisogna ricordare che l'Ucraina non costituisce alcuna minaccia per la Russia e che questa crisi è artificiosamente creata da Putin e dagli oligarchi. Possiamo fare speculazioni su un attacco sulla capitale ma solo i russi lo sanno. Se intendono compiere un'operazione decisiva nel ‘dominio fisico’ per abbattere ogni resistenza ucraina rapidamente, la logica può indicare un attacco per 'decapitare' il 'comando e controllo'", dice in un'intervista al Corriere.

"L'Ucraina è già sotto attacco da mesi nel dominio cibernetico e in quello dell'informazione - sottolinea - nel XXI secolo le guerre si combattono in domini multipli e quello fisico, tradizionale, con gli aerei che sganciano bombe, i missili, i carri armati, le navi è solo uno di essi". I russi "hanno cercato per anni di destabilizzare le democrazie, inclusi Usa e Italia. Adesso gli Stati Uniti stanno contestando la Russia in questi spazi. Non intendiamo intervenire nel dominio fisico per conto degli ucraini, ma non permetteremo che i russi agiscano impunemente negli altri due".

Allen non pensa "che Putin sia instabile, irrazionale o pazzo". Il suo intento è evitare "che l'Ucraina diventi un'altra postazione Usa o occidentale al confine russo". Inoltre "vuole avere voce nell'architettura di sicurezza dell'Europa" e "separare gli Usa dall'Europa e dalla Nato. Se invade l'Ucraina sarà controproducente per lui. Un attacco potrebbe aumentare l'orientamento e l'impegno americano verso l'Europa". Comunque, un'invasione russa dell'Ucraina "dovrebbe prima essere approvata dal partner senior: la Cina. Quindi bisogna chiedersi: anche la Cina dovrebbe essere ritenuta responsabile? Ma non dirò mai che questa è una nuova Guerra fredda". Questa "è una nuova era di contese".

GLI ITALIANI IN UCRAINA – Sono diversi gli italiani in Ucraina, che però non parlano di una situazione di panico: "Panico non ce n'è, ce n'è molto di più fuori. Molti telefonano o scrivono per chiedere come va, ma per ora nel Paese è tutto tranquillo". Lo racconta Anna, ricercatrice torinese rientrata nella tarda serata di ieri con un volo da Kiev. "La gente va al cinema, al teatro, ci sono cantieri aperti ovunque, la vita scorre in modo normale e nulla fa pensare che stia per accadere qualcosa. Sono partita da Odessa in treno, poi ho preso l'aereo: segnali d'allarme non ne ho visti".

Il suo punto di vista, precisa, non è quello di un turista. "Ero là da inizio gennaio, ho avuto modo di vivere e di parlare in mezzo agli ucraini e tutti dicono che non accadrà nulla". Nonostante l'invito della Farnesina a lasciare l'Ucraina a scopo precauzionale a causa delle preoccupazioni per una possibile escalation militare, per ora sono pochi quelli che se ne stanno andando.

(Unioneonline/D)

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