Impegno del governo talebano contro il terrorismo in Afghanistan, ma nessuna cooperazione con Washington contro l'Isis nel Paese. E ancora, non meglio specificate facilitazioni al movimento per gli stranieri e aiuti umanitari agli afghani dagli Usa, ma senza riconoscimento politico al nuovo governo.

Sono questi i punti nevralgici dei due giorni di colloqui a Doha con gli Stati Uniti. Un confronto definito dagli Usa “franco e professionale”, con la delegazione americana che ha ribadito che i talebani saranno giudicati “dalle loro azioni, non solo dalle loro parole".

Al centro della discussione, dunque, anzitutto la lotta al terrorismo e all’indomani dell'attacco kamikaze alla moschea sciita di Kunduz, che ha provocato oltre 60 morti e un centinaio di feriti. Da parte dei talebani, però, pur garantito l’impegno nella lotta al sedicente stato islamico, nessuna cooperazione nella lotta all'Isis-Khorasan con gli Stati Uniti, che devono porre fine alle loro "interferenze" negli affari interni dell'Afghanistan.

Nessuna apertura nemmeno in tema di rispetto dei diritti delle minoranze e delle donne. “Quello che chiediamo è di avere tempo. Questo processo avverrà gradualmente", ma "in questo momento la nostra priorità è stabilizzare il Paese dopo 40 anni di guerra", il chiarimento del portavoce del ministero degli Esteri, Abdul Qahar Balkhi.

Quanto al riconoscimento del governo talebano "continuiamo a dire chiaramente – precisano dagli Usa – che la legittimazione deve essere meritata dai talebani con le azioni".

Il dialogo con Kabul, comunque, proseguirà. Dopo i colloqui di questo fine settimana, i mullah hanno annunciato un prossimo incontro ancora a Doha con una delegazione Ue, mentre il 20 ottobre sono attesi a Mosca per un vertice cui parteciperà anche la Cina.

(Unioneonline/v.l.)

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