Chico Forti, lo zio: “L'Italia solleciti gli americani”
Condannato all’ergastolo, è in cella negli Usa da oltre 20 anni
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Era il dicembre scorso quando la liberazione di Chico Forti, detenuto da oltre 20 anni negli Stati Uniti a seguito di una condanna per omicidio, è stata annunciata. Ma sono trascorsi sei mesi e ancora nulla è cambiato. A lanciare l’appello è lo zio del produttore italiano, Gianni: “Per l'estradizione in Italia deve essere prima trasferito in una prigione federale dal Dipartimento di giustizia americano”, che aggiunge: “Se il governo italiano non sollecita gli americani, loro di certo non si fanno prendere dalla fretta. La Farnesina ha fatto il suo lavoro, ora deve farlo il ministero della Giustizia. Se la prima lettera alle autorità americane non ha avuto risposta, spero che il ministro Cartabia ne invii un'altra. Ormai le mail di Chico arrivano a singhiozzo. Nell'ultima, a parte cose personali, ha scritto che ha piena fiducia che le istituzioni italiane accorceranno il più possibile la sua attesa. Ma si capisce che è una situazione atroce”.
L’italiano è accusato di aver ucciso Dale Pike, trovato cadavere sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami, il 16 febbraio del 1998. Per la giustizia americana Chico è colpevole e la sentenza emessa prevede la pena dell’ergastolo, anche se lui si è sempre dichiarato innocente.
"Ad oggi – ha scritto il ministero della Giustizia in una nota – gli Stati Uniti non hanno mai trasmesso all'Italia la documentazione prevista per il trasferimento di Enrico Forti, detenuto in un penitenziario della Florida. Il ministero della Giustizia non ha quindi ricevuto alcun faldone, né documento utile all'estradizione del cittadino italiano, condannato per omicidio nel 2000".
Quella relativa al trasferimento in Italia, sottolinea la Farnesina, "è una procedura complessa che vede coinvolte diverse Amministrazioni degli Stati Uniti, in particolare lo Stato della Florida e il Dipartimento della Giustizia federale degli Stati Uniti. Da parte italiana, in questa fase il ministero della Giustizia italiano segue direttamente la fase del trasferimento. Contestualmente l'Ambasciata italiana a Washington e la Farnesina seguono gli sviluppi del caso. In particolare il ministro Di Maio ne ha discusso più volte con il Segretario di Stato Blinken".
(Unioneonline/s.s.)