Si svolgeranno martedì prossimo alle 14.45 nella chiesa di San Marco a Milano i funerali di Gianfranco Funari, morto ieri all'età di 76 anni. La moglie Morena Zapparoli desidera che Funari venga tumulato a Milano e ha chiesto di non inviare fiori ma un sostegno al reparto di pediatria dell'ospedale meneghino Fatebenefratelli.

E proprio l'attestazione che lui con la morte non c'entrava nulla è stata una delle ultime frasi che la moglie ha rivolto a Gianfranco Funari. Lo ha raccontato la stessa signora Morena in una telefonata durante lo speciale "Ciao Gianfrà" che Studioaperto ha dedicato a Funari ieri sera su Italia 1 "E' stato cosciente sino alla fine - ha raccontato la moglie - ha lottato fino alla fine, si è persino risvegliato dal coma. Poi purtroppo però l'ultimo coma è stato fatale e gli ho detto, come ultima frase, quando gli ho dato un bacio stamattina, Gianfranco tu con la morte non c'entri un  .. E dovrei dire una parolaccia- ha concluso Morena Zapparoli - lo avrete immaginato... Lui con la morte non c'entra un cavolo per usare un eufemismo ecco".

Populista e popolare, provocatore col gusto della rissa tv, della quale è stato certamente un anticipatore, teleimbonitore carismatico, Gianfranco Funari è morto ieri a Milano a 76 anni nell'ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato da 5 mesi per gravissimi problemi cardiaci e polmonari.

MILANO Il presentatore sarà commemorato dal Comune di Milano, in particolare martedì prossimo in aula a Palazzo Marino, sede dell'amministrazione. Lo ha reso noto, in un comunicato, il presidente del Consiglio comunale milanese, Manfredi Palmeri. "Il suo legame con Milano era fortissimo - ha sottolineato Palmeri -  dagli esordi al Derby all'impegno nella televisione in Rai e nei network privati, sino ai suoi ultimi mesi, purtroppo segnati dalla sofferenza''.

CARRIERA Funari è stato protagonista per oltre 20 anni della tv italiana spesso discusso. Amato dalle casalinghe di Voghera e dai pensionati, è stato anche il simbolo di una certa tv al limite del trash, quella dei dibattiti di ' 'A bocca aperta'', storica trasmissione degli anni '80, alla quale molte altri programmi sono debitori anche se non dichiarati. Erano i tempi di 'damme la due' urlato al cameraman e dia 'che mortadella riga' (ragazzi, ndr.)', immortalati in una geniale parodia di Corrado Guzzanti. Al pubblico giovane oggi Funari non dice molto e i materiali condivisi su You Tube rimandano all'ultima immagine di Funari, quella in barba bianca, ormai stanco e forse improbabile profeta. Invece Funari è stato molto di più per la tv italiana, uno senza peli sulla lingua, un tribuno dominatore dello studio televisivo, un leone della diretta con il marchio riconoscibile del cabaret e quello nascosto del croupier, mestiere, mai rinnegato, di gioventù al casinò di Saint Vincent e di Hong Kong. In un ipotetico albero genealogico per famiglie eterogenee della tv, Funari sta insieme ad Adriano Celentano, Michele Santoro, Beppe Grillo, Piero Chiambretti, alle Iene, a Daniele Luttazzi ma anche a Aldo Biscardi e a Wanna Marchi. Quando si vedono in tv due o più politici che si azzuffano, o personaggi vari nell'Arena di Domenica in o in quella simile di Paola Perego su Buona Domenica, per restare a due esempi molto recenti, non si può non pensare alle sue imperdibili tribune quotidiane su Raidue e a quella tensione da bar sport che poteva sfociare in rissa da un momento all'altro. Un suo pallino sin dagli esordi quando aveva proposto (rifiutato), alla fine degli anni '70 alla Rai il programma, Torti in faccia con persone 'nemiche', tipo vigili-automobilisti, inquilini-proprietari, al confronto.

Funari, tentato dalla politica (nel 2004 è stato candidato alla presidenza della Provincia di Napoli con il movimento meridionalista e federalista Magna Grecia Sud Europa e prima ancora alla carica di sindaco di Milano), dal giornalismo (l'avventura come direttore dell'Indipendente nel '94), aveva comunque nella tv il suo habitat naturale grazie a doti di comunicazione non certo comuni che lui sapeva usare fino all'estremo.

La sua tv è stata il contrario 'dell'ecco a voi' o del confronto ordinato: era piuttosto una tv caotica, vivace, ipnotica e sboccata, mix di intrattenimento e informazione più sul modello degli show dei telepredicatori americani che su quello del 'bravo presentatore'. Usando parole oggi di moda si potrebbe definire Funari l'inventore dell'antipolitica formato tv.

Ospite di vari programmi nell'ultimo periodo, dopo un esilio in circuiti tv minori, Funari da Chiambretti, da Mentana e da Bonolis, oltre che alle Iene, aveva continuato a dire la sua sempre con grande enfasi, con gusto della provocazione, magari fumando la fatidica ultima sigaretta.

"Sto morendo, ma mi auguro di poter morire con tanta serenità da poter sottrarre a mia moglie con un sorriso il dolore che le provocherò", disse nel 2005 al Senso della Vita, invitando i giovani a non fare come lui. "Ho cinque by pass, ragazzi, vi prego, non fumate. Non fumate! Ve lo dice uno che fuma perché già mi sono giocato la vita".

Per buona parte della vita Funari era stato uno spaccone: appartamento faraonico con vista sui Fori Romani, la Bentley come automobile, l'ostentazione di un benessere dopo origini modeste (il padre era un vetturino). Dopo 11 anni di silenzio era tornato clamorosamente nell'aprile 2007 su Raiuno con uno show del sabato sera (scritto con Diego Cugia): Apocalypse show, dedicato in parte a temi ambientalisti. Ma il grande evento era stato un flop, un autocelebrazione battuta negli ascolti dalla Corrida di Gerry Scotti.
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